Non tutto può essere giustificato con la pandemia, la scarsa partecipazione alle primarie del centrosinistra a Torino – una débâcle rispetto alle già timide attese – è un dato che fa riflettere sia rispetto allo strumento stesso che alla connessione con la cittadinanza, che non c’è stata.

Hanno votato in 11.325 torinesi, ne erano attesi 30mila, e nel 2011, le ultime primarie per il sindaco, parteciparono in 53mila. Il richiamo all’innegabile ma non totalmente esplicativo effetto Covid («oltre che al caldo») è stato fatto sia dal segretario locale Mimmo Carretta che da Enrico Letta.

Alla fine ha vinto il candidato favorito, Stefano Lo Russo, l’uomo appoggiato – non senza travaglio – dal partito (il Pd), ma solo per una manciata di voti (297 in tutto) nei confronti del civico Francesco Tresso, sostenuto, tra l’altro, da Sinistra ecologista. Lo Russo ha ricevuto 4.229 voti, pari al 37,48%, contro i 3.932 di Tresso, pari al 34,85%. Terzo, Enzo Lavolta, dem ma con i favori esterni di Verdi e Articolo 1, ha preso 2.864 voti pari al 25.39%; quarto, molto staccato, il radicale Igor Boni con 257 voti (2,28%).

Quella di Lo Russo è una vittoria debole che parte in salita nella sfida con il candidato di centrodestra l’imprenditore Paolo Damilano, in campo da mesi nonostante l’ufficializzazione recente. Stefano Lo Russo, 45 anni, docente di geologia al Politecnico di Torino, capogruppo del Pd in Sala Rossa, da sempre contrario all’alleanza giallorossa con il M5s, mira ad allargare ad Azione e Italia Viva.

E il primo battibecco, dopo la vittoria, l’ha avuto con l’attuale sindaca Chiara Appendino. «Ho tentato di costruire un accordo col Pd al primo turno – dice Appendino – perché, come dimostra la partecipazione alle primarie, c’era bisogno di un progetto innovativo. Il Pd ha voluto chiudersi in se stesso con queste primarie. Io lo rispetto, sono scelte politiche, ma al secondo turno gli elettori faranno ciò che meglio credono. Le alleanze non si costruiscono in dieci giorni, sarebbe uno scambio di poltrone».

La replica di Lo Russo: «Appendino ha detto no a un’alleanza al ballottaggio, altri esponenti M5s hanno detto una cosa diversa, altri ancora non dicono niente e probabilmente si orienteranno in maniera libera. Credo non ci siano i padroni dei voti, ma opinioni politiche. Non sono ossessionato dai 5 Stelle – aggiunge – penso che dobbiamo guardare al centrosinistra con entusiasmo». E su Damilano: «È una persona che si presenta bene, stimato e stimabile. Il problema sono i compagni che ha intorno e che ha dietro».

La partecipazione è stata territorialmente bassa nelle periferie e maggiore nei quartieri del centro, dove si è affermato l’outsider Tresso; il voto a Lo Russo è stato, invece, più omogeneo.

E sul risultato del candidato civico è intervenuto uno dei sostenitori, Marco Grimaldi, capogruppo di Luv in Regione e animatore della lista Sinistra ecologista: «Siamo una sorpresa solo per chi non ha aperto gli occhi in queste settimane. Da un anno, il civismo insieme alla sinistra ecologista ha provato a tenere aperte le porte di un campo largo. I dati sull’affluenza parlano più di mille analisi. C’è tanto da lavorare e poco da festeggiare. Spero che tutti se ne rendano conto».

Per Lavolta dalle primarie non esce una maggioranza netta: «Confermano le preoccupazioni che avevamo evidenziato. È necessario che il centrosinistra abbia l’umiltà di riconoscere di non aver saputo coinvolgere nel modo giusto la nostra comunità politica. Se ci presentiamo agli elettori con questa modalità regaliamo la città alla destra».