Tra i tanti problemi di Torino, il neo-sindaco del centrosinistra Stefano Lo Russo decide di partire, già all’indomani della sua elezione, da un tema divisivo e non così prioritario come il Tav. Ha infatti annunciato in conferenza stampa che il comune rientrerà nell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione. La città ne era, infatti, uscita nel dicembre del 2016 in seguito alla decisione politica assunta dall’amministrazione 5 Stelle guidata dalla sindaca Chiara Appendino.

E quello di ieri è un primo reset rispetto alla giunta uscente, con una scelta, però, di retroguardia e non certo innovativa. Stefano Lo Russo l’ha giustificata con «l’importanza per Torino, ma anche per tutto il Piemonte, dei collegamenti infrastrutturali, non solo la Tav, ma anche gli altri collegamenti, ad esempio quello con la Liguria». Un gesto simbolico che incassa oltre agli elogi del Pd (il parlamentare Davide Gariglio: «Torino potrà finalmente assumere un ruolo guida») anche quelli di Italia Viva e della Lega.

Vedremo se lo scarto dal passato, nonostante i riferimenti a ricreare un virtuoso «sistema Torino», sarà nella composizione della giunta, che verrà annunciata lunedì e sarà «a trazione femminile», come precisato, ieri, dal nuovo sindaco. «Mi assumerò la responsabilità delle scelte. Non conosco il manuale Cencelli, che appartiene al passato. Conosco il risultato delle liste, le persone elette e quelle fuori dal Consiglio comunale e credo che riuscirò a fare una proposta nell’interesse della città, che è l’unico faro a cui mi ispiro. Incontrerò le forze politiche e sociali e cercherò di definire la squadra migliore», ha dichiarato Lo Russo, evitando di esprimersi sui papabili.

La disponibilità al dialogo, assicura Lo Russo, «è massima». Anche nei confronti delle opposizioni, 5 Stelle compresi. E, infine, ha aggiunto: «Auspico che il mondo civico che si è riunito intorno a Damilano voglia collaborare, pur stando in minoranza, in maniera attiva e fattiva con il centrosinistra. Sarebbe un bel segnale per la città». In questo modo, provando a scavare un solco tra Paolo Damilano da una parte e Fratelli d’Italia e Lega dall’altra, Lo Russo ha teso la mano all’avversario, che a margine della sconfitta ha accusato i partiti della sua coalizione di non averlo sostenuto abbastanza e di essere stati «pigri».