L’intensa giornata di Cinquestelle e Lega, divisa tra ipotesi sul totoministri e la discussione sui contenuti del «contratto di governo» si è conclusa in serata con un post su Facebook di Luigi Di Maio. Il leader pentastellato ha aggiornato i suoi followers sullo stato della trattativa, ostentando ottimismo, e snocciolando i temi su cui si è (o meglio, si sarebbe: non è dato avere streaming, questa volta, come era stato con Bersani cinque anni fa) discusso con il Carroccio. «Anche l’incontro di questa mattina è stato positivo – l’esordio del post – abbiamo fatto notevoli passi in avanti sul contratto di governo e abbiamo trovato ampie convergenze sui temi che stanno a cuore agli italiani: reddito di cittadinanza, flat tax, lotta al business dell’immigrazione, abolizione della legge Fornero, conflitto di interessi».

«SIAMO DAVVERO ENTRATI nella Terza Repubblica, quella che mette al centro temi e proposte per i cittadini», conclude Di Maio, avvisando che «domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà un nuovo incontro, a Milano, per andare avanti con il lavoro sul contratto di Governo».

Tace completamente, il leader dei Cinquestelle, su almeno un tema che invece avrebbe riscaldato una parte della discussione, e su cui è difficile una sintesi tra i due partiti: il destino dell’Ilva di Taranto. Gli ultimi giorni di passione, con le liti tra il ministro uscente Calenda e il governatore pugliese Emiliano, con i sindacati che si sono alzati dal tavolo e la cordata acquirente in attesa, non sono stati utili a suggerire una ricetta a chi dovrà ereditare la patata bollente. L’M5S, negli anni, non ha mai fatto mistero di optare per una soluzione radicale, tendenzialmente verso la chiusura dell’industria altamente inquinante, mentre la Lega ieri si è espressa contro questa ipotesi, spiegando di avere una posizione più «pragmatica».

«SUL TEMA ILVA LE posizioni sono da conciliare», dichiaravano non meglio precisate fonti parlamentari sentite dalle agenzie a margine del tavolo M5S-Lega. Alla domanda se il dossier dell’azienda sia emerso come nodo nel negoziato tra Di Maio e Salvini, fonti M5S hanno spiegato: «Per ora no».

«Sostenere che l’Ilva va chiusa è inaccettabile», ha detto chiaramente il parlamentare della Lega Rossano Sasso, parlando da Bari. « Ci sono dossier aperti che vanno affrontati, come quello sull’Ilva, con pragmatism o – ha sottolineato Sasso – ‘Ci vuole buon senso. Nessun posto di lavoro deve andare perso, così come non si può perdere o far scappare l’acquirente. Sostenere che l’Ilva va chiusa è inaccettabile, come lo è sostenere che le cose debbano restare così. Occorre mettersi subito al lavoro».
LA POSIZIONE DEI Cinquestelle è oggi più sfumata, ma negli anni passati – anche giustamente, per un verso – i grillini hanno molto insistito sul fortissimo inquinamento che investe la città di Taranto a causa dell’acciaieria, con l’orribile corollario di tumori e morti, invocando così una soluzione radicale. Per Ilva «quello che vogliamo fare è tenere tutte le opzioni aperte, inclusa la chiusura graduale e la riconversione economica», aveva detto qualche giorno fa uno dei ministri in pectore M5S, l’economista Lorenzo Fioramonti, in pole proprio per lo Sviluppo, ministero da cui è in uscita Carlo Calenda.

Al Parlamento Ue, la grillina Rosa D’Amato aveva presentato un emendamento per la riconversione dell’acciaieria in industria delle rinnovabili, e dall’altro lato il movimento aveva chiarito che «la riconversione economica passa dalla chiusura delle fonti inquinanti»: insomma sono tanti i segnali che indicano il dossier di non facile chiusura rispetto al «pragmatismo» leghista.

ALTRO NODO CHE SI DOVRÀ monitorare sarà il conflitto di interessi: un conto è enunciarne l’esistenza tra i temi del contratto, un altro è capire su cosa ci si accorderà e soprattutto chi (quale ministro, se Lega o M5S) e come affronterà il problema che tocca da vicino Silvio Berlusconi.

Sui nodi economici – legge Fornero, flat tax, reddito di cittadinanza – servono chiaramente i soldi, e pure tanti: quindi includerli nel contratto è solo un primo passo, poi si dovranno trovare le coperture. Sulla flat tax, fonti M5S interpellate a margine del tavolo hanno spiegato che c’è «una fortissima convergenza tra Cinquestelle e Lega sulla flat tax, che presenta enormi benefici sul ceto medio». I grillini sarebbero pronti insomma a digerirne una versione «di sinistra» (se mai possa esistere) perché, sottolineano, può essere concepita senza che sia né troppo penalizzante per i ceti bassi né troppo vantaggiosa per quelli alti.