Livestreaming made in China, un business da cinque miliardi
Nuove tecnologie Grazie a un’app come Hanmai il ventitreenne McTianyou, che ha lasciato la scuola a 16 anni per fare il venditore ambulante, è diventato una star con 22 milioni di follower
Nuove tecnologie Grazie a un’app come Hanmai il ventitreenne McTianyou, che ha lasciato la scuola a 16 anni per fare il venditore ambulante, è diventato una star con 22 milioni di follower
Se da una parte è vero che il Made in China è diventato famoso per le sue imitazioni, dall’altra vi è un campo dove la Cina si distingue e sono sempre più quelli che cercano di imitarla. Parliamo dell’innovazione digitale di social media e app. Pensate a WeChat, un’app che vanta circa 900milioni di utenti, e che molti definiscono erroneamente la Whatsapp cinese. Pur avendo meno utenti di quest’ultima infatti, Wechat offre maggiori servizi. Non solo perché inserì le funzioni di videochiamata e messaggio vocale anni prima del concorrente americano, ma soprattutto perché va oltre la messaggistica, integrando una bacheca in stile Facebook, il follow in stile Twitter, la ricerca personalizzata di altri utenti per incontri, e un servizio di pagamenti online per ogni cosa: dalle bollette al minimarket sotto casa, con la semplice scansione di un codice Qr.
La vera novità cinese sono però le app di Live Stream: una sorta di mix tra le storie di Instagram e i video di Youtube, contornato da funzioni speciali come quelle di remunerazione. Qui gli utenti si riprendono mentre fanno le cose più disparate, dal mangiare e ballare al parlare di finanza, seguiti in diretta dai follower. Ormai un cinese su tre ha guardato un video su queste piattaforme, dando vita a un mercato in crescita del 180% l’anno e dal valore di 5miliardi di dollari nel 2017, corrispondenti ai tre quarti del box office cinematografico cinese dell’anno precedente.
La particolarità di queste app è che permettono di monetizzare i contenuti non tanto in base al numero di visualizzazioni ma a seconda del livello di interazione che si instaura con gli utenti. Il re del Livestreaming cinese, Mc Tianyou, è un ventitreenne del nord est che lasciò la scuola a 16 anni per fare il venditore ambulante. Ora grazie a Live app come Hanmai, è seguito da 22 milioni di utenti e guadagna oltre 11milioni di dollari all’anno. Lui canta, reppa e parla ai suoi fan, i quali non si limitano a guardare, ma rispondono, commentano e regalano ai loro livestreamers preferiti accessori virtuali ed emoji come torte, applausi, baci o fiori che sono convertibili in denaro.
Shengyu Zhang è un utente intervistato da Quartz che spendeva in media 300 dollari al mese per seguire prevalentemente soggetti di sesso femminile con cui instaurava un legame platonico.
La domanda è: perché gli utenti spendono soldi per qualcosa che possono guardare gratis? «Perché più spendi più risulti prominente all’interno dell’app e hai accesso a informazioni riservate e personali dei personaggi che più ti interessano». «Il successo dipende dal rapporto che instauri e coltivi con gli utenti, più di un amicizia ma meno di un rapporto amoroso» racconta invece Nyanya, famosa Livestreamer cinese.
Alcune di queste app sono molto recenti e a oggi la loro proliferazione sta diventando sempre più specifica e meno generalista. Per esempio, Meipai è nata nel 2015 ma in soli sei mesi aveva gia superato i 570 milioni di utenti occupandosi prevalentemente di fashion e attirando l’attenzione di multinazionali come l’Oreal che l’hanno utilizzata come mezzo promozionale durante il Festival di Cannes 2016. Altre Live app sono invece legate a piattaforme già esistenti, per esempio Yizhibo è un estensione di Weibo (il cosiddetto Twitter cinese) mentre Tmall Live è un sottoprodotto di Alibaba, competitor mandarino di Amazon. App come Huajiao sono invece legate alla realtà virtuale mentre Inke è utilizzata spesso in campo filantropico, educativo e sociale, come durante l’Airpocalypse di Pechino.
Ovviamente, neanche questo nuovo e recentissimo settore sfugge allo stretto controllo di Pechino, che ha già predisposto delle regolamentazioni a riguardo. Verranno bloccati infatti tutti i contenuti che «danneggiano la sicurezza nazionale, la stabilità e l’ordine sociale, violano i diritti altrui o diffondono oscenità e attività erotiche». Regolamenti utilizzati spesso per bannare occidentali e contestatori da queste piattaforme. Una situazione che ha ridotto la loro proliferazione del 60% negli ultimi anni, vincolando i finanziamenti e l’appoggio governativo solo a determinate aziende ormai all’avanguardia nel settore. Questo ovviamente non ha frenato l’espansione del fenomeno anche fuori dai confini mandarini.
«In termini di social e smartphone, la Cina innova più rapidamente rispetto al mondo occidentale. Voglio sfruttare il vantaggio di tecnologie all’avanguardia, prodotti e trend cinesi per renderli internazionali». Queste le parole di Tian, fondatore della start-up Asia Innovation Group. Su questa scia vi è infatti un’altra app cinese che sta sfondando in occidente e di cui il 70% dei 30 milioni di utenti registrati è americana. Si chiama Live.me e si suppone che presto sbarcherà anche in Europa.
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