Da ieri in Cina è attivo un sito dell’esercito popolare di liberazione per segnalare «fake news» e per pizzicare eventuali membri dell’esercito che, disobbedendo agli ordini, imperversano sui social network.

L’OBIETTIVO DEL SITO è quello di attuare i principi dell’ultimo congresso del Partito comunista cinese tenuto lo scorso ottobre e «ripulire» i contenuti on line. I cittadini «sono invitati a utilizzare la piattaforma per denunciare attacchi alla leadership dell’esercito e del Partito comunista».

Agli utenti viene inoltre chiesto di «denunciare l’apertura illegale di account social da parte dei membri dell’esercito e la pubblicazione di informazioni riservate»: tutto su 81.cn sito dei militari il cui nome prende spunto dalla data di fondazione dell’esercito, il primo agosto del 1927. Si tratta di un’azione on line escogitata dai militari e dunque direttamente riferibile al partito comunista.

QUESTO TIPO DI «CONTROLLO» si trova anche in un fenomeno in voga da un anno circa, che ha a che fare con una chiara impronta nazionalista e che di fatto supera anche le caratteristiche specifiche della censura cinese. Fino a qualche tempo fa conoscevamo il cosiddetto «esercito dei 5 mao», ovvero cinesi che erano incaricati dal governo per «rettificare» e «moderare» in senso pro-governativo forum e post sulle piattaforme social.

Per ogni commento ricevevano cinque mao, ovvero 5o cents di Rmb. Oggi invece il nuovo volto del nazionalismo in Cina è femminile e mira proprio a ribaltare la logica dei «5 mao soldiers».

[do action=”citazione”]Anzi lo slogan è: «tenetevi i vostri 5 mao», perché le nuove nazionaliste cinesi operano sul web gratuitamente. E non si limitano ad appoggiare il governo, ma hanno portato avanti nel tempo vere e proprie campagne contro chi è stato ritenuto – di volta in volta- colpevole di non essere «cinese» a sufficienza.[/do]

SONO CHIAMATE LITTLE PINK (xiaofenhong in cinese) perché la loro origine ha a che vedere con un sito di letteratura al femminile, il cui sfondo era – appunto – rosa. Come ha spiegato un anno fa circa a Foreign Policy Gu Chetan, un ex utente del forum del sito che si definisce «un veterano del web» «l’origine del nome è sorprendentemente raffinata: il termine Little Pink probabilmente ha avuto origine dal sito Jin Jiang (Jinjiang Wenxue Cheng), un sito con un forum online dove gli utenti condividono scritti originali il cui sfondo è rosa».

Jin Jiang Literary City è un sito internet fondato nel 2003, ha 16 milioni di utenti registrati, il 93% dei quali è di sesso femminile. Secondo il «chi siamo» è «il sito di letteratura femminile più influente nella Cina continentale».

Secondo Gu, nel 2006, gli amministratori del forum avrebbero aperto una sezione nascosta per consentire agli utenti di discutere di politica.

E IL PASSO A QUEL PUNTO è diventato pubblico. Le ragazze «Little Pink» sono implacabili e sono pronte a litigare e insultare chiunque non sia sufficientemente «cinese». Hanno effettuato campagne contro Lady Gaga e altri personaggi internazionali rei di aver offeso la Cina e messo in discussione l’unità del paese (con riferimenti a Taiwan, Hong Kong o le attività del Dalai Lama).

[do action=”citazione”]Il loro mantra è stato offerto da Xi Jinping quando ha specificato: «Parlate bene della Cina e costruite il soft power cinese».[/do]

Del fenomeno si è interessato di recente anche il Financial Times, che ha sottolineato il ruolo in questo genere di dinamiche della Lega dei giovani comunisti capace di sollecitare «questi guerrieri del web a guidare il discorso on line in una direzione patriottica».

LE «LITTLE PINK» sarebbero dunque «diventate parte di una comunità» nazionalista pronta a sanzionare stranieri e cinesi non sufficientemente patriottici. «Se non condividi questo post non sei davvero cinese», è «il loro grido di guerra». Secondo David Bandurski del China Media Project, un centro di ricerca con sede a Hong Kong «Uno dei termini centrali usati da Xi è quello di “diffondere energia positiva”. Questa è l’idea di partenza secondo la quale tutti i cinesi dovrebbero diffondere messaggi positivi sulla propria società per aiutare la Cina a far progredire il suo sviluppo».