Procede per haiku, brevissime scene quotidiane che accompagnano i primi passi nel mondo di un piccolo orso barcollante. E, quando uscì, nel 1957, conquistò i lettori americani e poi l’intero pianeta. Genitori e figli, senza età. È Little Bear, scritto da Else Holmelund Minarik e illustrato dal grande Maurice Sendak: l’albo inaugurò una delle saghe più amate dai bambini, trasformandosi anche in serie tv e contando su milioni di copie e in un successo che non ha ancora conosciuto ombre.

Adesso, il primo episodio di Orsetto viene riproposto Adelphi nella sua collana di letteratura per ragazzi «I cavoli a merenda» (pp.61, euro 15), promettendo altri quattro libri di prossima pubblicazione. L’autrice Else Holmelund Minarik nacque in Danimarca luogo – confessava – che le ha nutrito l’anima con massicce dosi di Andersen, ma crebbe negli Stati Uniti dove iniziò a scrivere. Studiò psicologia, poi insegnò a scuola, in prima elementare e proprio fra quei banchi gli dev’essere venuta l’idea di offrire ai suoi alunni qualcosa che riscaldasse mente e cuore e insieme invogliasse alla lettura.

Little Bear, infatti, ha sei anni, è un mini-grizzly e ha una curiosità che lo porta a sperimentare i sentieri della natura e dell’esistenza, mettendo a rischio se stesso, inciampando nell’ignoto e nelle paure: la notte, gli abbandoni, il freddo, la fame. Per fortuna, ad aspettarlo ogni giorno, alla fine delle sue avventure c’è una mamma Orsa piuttosto ironica, che sa mantenere qualsiasi segreto quando si tratta di giocare. Quando il temerario figlio si metterà il casco spaziale (una scatola di cartone in testa) e tenterà di raggiungere la luna volando, serafica la madre attenderà il suo ritorno e gli racconterà una storia. È la storia di tutte le marachelle che ha combinato, una specie di riassunto che procede per sintesi «evolutiva» fino all’epilogo notturno: il sonno meritato. Niente ansia, i piccoli vanno spinti verso l’autonomia.

Quando Else presentò il manoscritto a Random House, l’editore le chiese di cambiare i personaggi: voleva che gli orsi diventassero esseri umani. Lei si rifiutò: «Tutti i bambini amano gli animali e l’orso è carino, quando mia madre mi portò allo zoo del Bronx, io mi innamorai dei cuccioli». Così il libro passò per le mani di Ursula Nordstrom, per Harper&Row, che fu ben più lungimirante e chiamò per le tavole il disegnatore statunitense.

Naturalmente, il successo di Little Bear è dovuto anche alle illustrazioni, in stile vittoriano, di Maurice Sendak, allora giovane artista di 29 anni e belle speranze. I due autori – Minarik e Sendak – hanno avuto in sorte la condivisione di uno strano destino: sono morti entrambi nello stesso anno, il 2012, lasciando completamente orfano l’orso che avevano creato. Di Sendak, però, è uscito postumo l’ultimo libro, My Brother’s Book, dedicato al fratello maggiore Jack, un poetico e nostalgico omaggio al loro legame affettivo.