Ha fatto un certo effetto il silenzio sulla morte di Gaetano Pagano di Melito avvenuta pochi giorni fa. Eppure si tratta dell’unico italiano che abbia partecipato attivamente e in armi alla rivoluzione cinese, e di un amico fraterno di Fidel Castro, Olof Palme, Amilcar Cabral, Agostinho Neto e Samora Machel.

Nato nel 1928 da famiglia nobile di diplomatici, si trova tra Giappone e Cina giovanissimo e proprio lì aderisce all’esercito maoista e partecipa alla rivoluzione vittoriosa del 1949. Laureatosi in ingegneria navalmeccanica, si trasferisce in Svezia e fa la spola con Cuba come tecnico volontario. Diventa un personalissimo amico di Fidel Castro a Cuba e più tardi in Svezia diventa un volto popolare del giornalismo televisivo per i suoi reportage dall’Africa. Memorabili le sue riprese in Angola: quelle della battaglia di Cuito Canavale in particolare mettono con le spalle al muro il governo sudafricano dell’apertheid. Il primo ministro svedese Olof Palme diventa un suo estimatore e amico, tanto da allacciare forti relazioni con Cuba e con i governi rivoluzionari delle ex colonie portoghesi in Africa. Sicuramente ci fu lo zampino di Pagano di Melito nell’epico discorso di Olof Palme contro l’apartheid all’Avana davanti a una gremita Piazza dela Rivoluzione.

Negli ultimi trenta anni di vita Pagano è ritornato al suo paese di origine, Piano di Sorrento, dove con la moglie Britte Jansson ha condotto una vita estremamente riservata; forse troppo schiva, tanto che in molti si sono dimenticati di lui. La sua stretta amicizia con Fidel Castro gli permise (tra i pochissimi) un incontro a Roma col lider maximo in occasione della visita di Fidel a Papa Woytila. Ha ottenuto riconoscimenti in Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde, Cuba, Svezia e Cina popolare.

Pochi mesi prima della sua morte è stata pubblicata una sua biografia di Chiara Bianca Maturo, alla quale ha rivelato aneddoti e dettagli storici di notevole importanza.