Bisognerà capire come potrà essere aiutata la “ripresa”, se le imprese chiedono indietro i soldi dei propri dipendenti: è accaduto ieri al tavolo dei metalmeccanici, con Federmeccanica che punta alla restituzione di 75 euro causa deflazione, ma intanto sulla crescita arrivano dati positivi sia dall’Istat che dalla Ue, che hanno visto al rialzo le loro previsioni.

Secondo l’Istat, nel 2015 il Pil italiano aumenterà dello 0,9% in termini reali; nel 2016 e 2017 la crescita si attesterà all’1,4%. Il dato di quest’anno è in linea con la stima del governo, ma per i successivi il valore è più basso dello 0,2%. La domanda interna comincia a dare un contributo positivo (e per quello, magari, non dovrebbe essere depressa): quest’anno contribuirà alla variazione del Pil per lo 0,7% (mentre la domanda estera netta sottrarrà uno 0,1%); nei prossimi due anni la domanda interna contribuirà per l’1,2%, e quella estera per un +0,1%.

Ancora più positive le previsioni della Commissione Ue: il Pil italiano crescerà dello 0,9% nel 2015, dell’1,5% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017. Le stime di primavera, pubblicate lo scorso maggio, sono state riviste al rialzo: allora Bruxelles prevedeva lo 0,6% per quest’anno e l’1,4% per il prossimo.

Corre addirittura il doppio dell’Italia quest’anno, ma per poi rallentare nel 2016, il Pil dell’Eurozona: «Nonostante condizioni globali più difficili continua una ripresa economica graduale e timida» che «dovrebbe proseguire a un ritmo moderato l’anno prossimo», spiega la Commissione Ue. Il Pil dell’Eurozona è rivisto al rialzo all’1,6% per il 2015 (+0,1% dalle previsioni estive) e al ribasso nel 2016 all’1,8% (-0,1%).

Bruxelles diffonde poi la sua analisi, per spiegare le difficoltà della ripresa: «Nonostante un contesto di prezzi del petrolio in calo, politica monetaria accomodante e un relativamente debole valore esterno dell’euro, la ripresa quest’anno è stata resistente e diffusa. Tuttavia è rimasta lenta». «L’impatto dei fattori positivi sta svanendo, mentre emergono nuove sfide, come il rallentamento delle economie emergenti e del commercio globale, e il persistere di tensioni geopolitiche». Grazie però a un miglioramento dell’occupazione che sostiene il reddito disponibile, condizioni di credito più facili e investimenti maggiori, «si prevede che il ritmo della crescita resista alle sfide nel 2016 e nel 2017», quando il Pil nell’Eurozona dovrebbe arrivare all’1,9%. Nella Ue a 28 il Pil del 2015 è all’1,9%, nel 2016 al 2% e nel 2017 al 2,1%.

Dalla Confindustria il giudizio positivo del presidente Giorgio Squinzi, che evoca la ripresa del mercato interno, mentre i suoi di Federmeccanica chiedono un ridimensionamento dei salari: «Dovremmo vedere l’uscita dal tunnel a breve – ha detto – Gli investimenti possono esserci, le imprese sono pronte a farli se c’è mercato. Ci auguriamo che dalla piena attuazione delle riforme si possa dare un cambio di passo al mercato interno». Appunto.

«Il quadro macroeconomico è ancora incerto», ha detto invece Mario Draghi, presidente della Bce. Draghi ha spiegato che in dicembre la Bce valuterà l’efficacia del Qe (quantitative easing), e potrà valutare «se intensificarlo o meno». E se la flessibilità che la Ue potrebbe concedere ad alcuni Stati «deve essere utilizzata con cautela per preservare la sostenibilità di bilancio», Draghi chiede dall’altro lato «un nuovo patto che rafforzi l’architettura costituzionale dell’area dell’euro».