L’Italia è fuori dalla recessione. L’annuncio è venuto ieri dall’Istat, che ha pubblicato i dati relativi alla crescita del Pil nel primo trimestre del 2015: il prodotto interno lordo è tornato a crescere, segnando un aumento dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2014. Su base annua, invece, la variazione è nulla.

L’istituto di statistica ha spiegato che la crescita registrata nei primi tre mesi di quest’anno è la più alta da inizio 2011: per ritrovare un aumento più significativo bisogna risalire al primo trimestre di 4 anni fa, quando il Pil salì dello 0,4%.

Ma ieri sono stati pubblicati anche i dati europei, da Eurostat: nell’Eurozona il Pil è in crescita dello 0,4% nel primo trimestre 2015, in accelerazione dopo il +0,3% del quarto trimestre 2014, il +0,2% del terzo e il +0,1% del secondo. La Germania segna +0,3% come l’Italia, +0,6% per la Francia e +0,9% per la Spagna. Giù per il secondo trimestre consecutivo il Pil in Grecia (-0,2% dopo il già pesante -0,4% dell’ultimo quarto del 2014).

Molto positivo il commento del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: «Il dato sul Pil è superiore alle nostre aspettative. È presto per cantare vittoria, ma è il segnale della svolta impressa dalle politiche del governo. Con il mix di riduzione di tasse, sostegno a consumi, stimolo a investimenti e riforme abbiamo creato le condizioni per cogliere la finestra di opportunità determinata dal Qe e dal calo del petrolio», dice. Questo dato, aggiungono all’Economia, «rende ancora più a portata di mano il raggiungimento dell’obiettivo di crescita dello 0,7% nel 2015, indicato dal Def».

Critici i sindacati: «Il Pil avanza a velocità di lumaca, siamo tornati in deflazione e, mentre nell’area Ocse si registra un calo della disoccupazione, in Italia la percentuale sale al 13%», dice il segretario Uil Carmelo Barbagallo.

Scettica anche Susanna Camusso, leader Cgil: «Il quantitative easing e la dinamica del prezzo del petrolio mi pare che da soli potrebbero determinare una crescita del Paese anche superiore. La crisi del sistema produttivo è ancora molto impegnativa».

Il premier Matteo Renzi lega il dato alla vertenza scuola: «I dati Istat parlano di un +0,3 ma non serve a niente tornare a crescere se non torniamo a crescere nelle scuole. L’Italia non sarà mai una superpotenza diplomatica, geografica, demografica ma potrà tornare a essere una superpotenza culturale».

Per Beppe Grillo la ripresa «è solo una balla del governo», scettici anche Adusbef e Federconsumatori («Segnale debole, niente entusiasmi»), ed è cauto anche Giorgio Squinzi di Confindustria: «Positivo ma non entusiasmante».