Ieri gli ordigni bellici contenuti nel deposito bunker di Santo Stefano hanno lasciato via mare l’arcipelago della Maddalena. Sono una parte delle armi che il governo Renzi si è impegnato a fornire ai peshmerga per contrastare l’avanzata dell’Isis nel Nordest dell’Iraq. Nella stiva del cargo Maior, che il ministero della Difesa ha preso a nolo dalla compagnia di navigazione “Levantina Trasporti” di Bari, sono stati caricati, l’altroieri, 2.000 razzi Rpg modello 7.9 e munizioni per fucili mitragliatori Ak 47 Kalashnikov (mezzo milione di cartucce). Ieri la nave ha lasciato Santo Stefano carica di armi. Destinazione sconosciuta.

È probabile che attracchi in un porto italiano, forse Livorno, dal quale il carico verrà poi trasportato in una base militare e da qui trasferito via aerea in Iraq. L’impegno italiano nella guerra che infiamma il Medioriente viene dunque puntualmente rispettato. Ampie assicurazioni agli alleati atlantici, del resto, sono state fornite dal ministro degli esteri Federica Mogherini nelle sue ultime esternazioni.

Durante la conferenza internazionale sulla sicurezza a Parigi, e poi al palazzo di vetro di New York, il capo delle diplomazia italiana ha ribadito l’impegno contro l’Isis. «Siamo tutti d’accordo – ha detto all’Onu – sulla necessità di agire insieme e sull’urgenza di farlo. L’Italia ha già avviato il ponte aereo per la consegna di armi e aiuti ai curdi, e proseguirà con altri 18 voli entro settembre».

Intanto ieri sono riprese le esercitazioni nel poligono di Capo Teulada. Contemporaneamente nella base proseguono le attività di bonifica da parte dei militari del V reggimento genio di Macomer, annunciate nei giorni scorsi subito dopo la grande manifestazione di Capo Frasca contro le servitù militari. «Le attività addestrative – ha annunciato il comando della base – proseguiranno secondo il calendario prefissato nei 72 km quadrati di proprietà del demanio». Escluso dalle esercitazioni a fuoco il cosiddetto «Poligono D», che comprende la penisola dove sono in corso le bonifiche, quindi zona interdetta. Qui le attività sono state rinviate e la data non è stata fissata.

A giugno a innescare la polemica sulle servitù militari in Sardegna era stata la notizia che l’aeronautica israeliana aveva chiesto, come ogni anno, di poter usare, per una esercitazione di addestramento, il poligono di Capo Frasca, sulla costa occidentale dell’isola, proprio mentre erano in corso i bombardamenti a Gaza. La situazione era poi diventata ancora più tesa lo scorso 4 settembre, quando, durante le esercitazioni, alcuni Tornado tedeschi, sempre a Capo Frasca, avevano scatenato un incendio che ha distrutto 32 ettari di macchia mediterranea, domato dagli uomini del corpo foresatale. Lo sdegno per il rogo è sfociato, lo scorso 13 settembre, in una manifestazione di protesta, alla quale hanno partecipato circa 10 mila persone: una delle più partecipate degli ultimi anni.