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L’Italia prenderà dei migranti dal Sud America. 500? No, soltanto venti

L’Italia prenderà dei migranti dal Sud America. 500? No, soltanto ventiMigranti venezuelani negli Usa – Ap

Lo scoop La Cbs rivela un piano di trasferimenti dall’America Latina all’Europa mediterranea. Atene nega, Roma ridimensiona

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 1 giugno 2024

Una grossa notizia, una secca smentita, una mezza conferma. È quanto successo ieri intorno allo scoop dell’emittente statunitense Cbs: gli Usa stanno pianificando il ricollocamento di alcune centinaia di migranti in Grecia e Italia. Due fonti dell’amministrazione Biden avrebbero confermato la disponibilità espressa dai paesi europei ad accogliere cittadini sudamericani, fino a 500 a testa.

«Il servizio della Cbs non è veritiero. Non c’è né un accordo né una richiesta degli Stati Uniti per il reinsediamento di migranti regolari in Grecia», risponde subito il ministro ellenico per immigrazione e asilo Dimitris Kairidis. Linea ribadita dall’ambasciatore Usa ad Atene. George Tsunis: «Non c’è un’intesa di questo tipo».

Le cose, però, prendono una piega diversa in Italia. «È attualmente allo studio un’ipotesi di reciprocità, secondo la quale gli Usa ospiterebbero rifugiati presenti in Libia con la volontà di recarsi in Europa, mentre alcuni Stati europei del Mediterraneo ospiterebbero poche decine di profughi sud americani», trapela da Palazzo Chigi. Che sottolinea: «Per quanto riguarda la nostra nazione, si tratterebbe di circa 20 rifugiati venezuelani di origine italiana per avviare percorsi lavorativi in Italia. Discussione al momento solo allo studio e che risulterebbe, in ogni caso, molto vantaggiosa proprio per Italia e Stati europei di primo approdo».

Il progetto, quindi, è reale e i due governi ci stanno lavorando. Forse speravano di farlo sottobanco. Per evitare polemiche in una fase delicata, con le europee alle porte e lo stato di emergenza immigrazione appena rinnovato, il Viminale corre a puntualizzare: «L’Italia non darebbe mai un assenso alla ricollocazione di centinaia di persone sul proprio territorio in considerazione dei già notevolissimi sforzi sul fronte dell’accoglienza di migranti».

Può sembrare paradossale che il governo Meloni da un lato si impegni a sostenere i regimi nordafricani per ostacolare le partenze, o spenda centinaia di milioni di euro nella costruzione di centri in Albania dove spedire i richiedenti asilo dei paesi sicuri, e dall’altro discuta di come importare migranti sudamericani. Ma, nella logica dell’esecutivo, le contraddizioni sono meno di quanto si possa credere.

Come conferma la relazione pubblicata ieri da Bankitalia, servono flussi maggiori per sostenere le richieste del mercato del lavoro e colmare le lacune aperte dal calo demografico. Ragioni strutturali che però il governo Meloni deve misurare su anni di retoriche anti-migranti e sulle promesse di pugno duro contro gli sbarchi. Nell’ipotesi d’oltre oceano c’è poi un elemento religioso non secondario per la destra identitaria: dall’America Latina arriverebbero migranti di fede cristiana. I partiti di maggioranza li scambierebbero volentieri con cittadini di credenza islamica. Inoltre, ci sarebbe la possibilità selezionare a monte i lavoratori e così cercare profili aderenti alle esigenze delle imprese italiane.

Le persone, infatti, proverrebbero dai Safe Mobility Offices (Smo), una sorta di uffici immigrazione che il governo Biden ha aperto in Guatemala, Costa Rica e Colombia a giugno 2023 e in Ecuador nell’ottobre dello stesso anno. Servono a dividere chi può entrare negli States e chi no. L’obiettivo è ridurre gli attraversamenti illegali delle frontiere a stelle strisce e operare la selezione a monte di rotte pericolose che alimentano economie criminali. L’effetto, però, è anche quello di esternalizzare l’asilo. Meccanismo a cui il governo italiano e molti partner europei guardano con interesse: lo replicherebbero volentieri fuori dai confini Ue.

Secondo i dati aggiornati a maggio di quest’anno, le registrazioni sul sito degli Smo sono state circa 190mila. Per la maggior parte di venezuelani (110mila) e colombiani (20mila). Minore la partecipazione delle altre nazionalità che, in base al paese in cui si trova l’ufficio, possono accedere al progetto: cubani, guatemaltechi, haitiani e nicaraguensi. Chi si registra chiedendo protezione è seguito dall’Unhcr, per i cosiddetti «migranti economici» è competente l’Oim.

Nel primo anno sono stati approvati 21mila reinsediamenti e ne sono stati realizzati 9mila negli Stati Uniti. Circa 300 persone sono arrivate in Spagna dalla Colombia. Anche il Canada è pronto a partecipare. Se e come lo farà anche l’Italia lo scopriremo presto.

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