Tutti avrebbero sostituito Eder, ieri pomeriggio. Una voce ininterrotta, dai divani birra alla mano, dagli uffici sintonizzati via tv, pc, smartphones, dai lidi affollati per il caldo, almeno al Sud. E invece Antonio Conte ha avuto ancora ragione: l’oriundo dell’Inter, ex Samp, restava in campo senza annusare la porta per 85 minuti, poi su sponda di Zaza tirava dritto verso il portiere svedese, gol, vittoria e pass assicurato per gli ottavi di finale. Azzurri primi nel girone, ma vale quanto scritto due giorni fa: se la Nazionale edificata sulle leggi del contismo smette di essere se stessa, senza l’aggressività e la ferocia profuse in dosi mai omeopatiche dal suo selezionatore, si va in crisi anche contro la mediocre Svezia.

Perché ieri nel primo tempo l’Italia ha sofferto, parecchio, ha evidenziato limiti strutturali nella costruzione del gioco quando le avversarie non mostrano il fianco, si rintanano, senza lasciare tracce tra le linee difensive. Soprattutto nel primo tempo, forse complice il caldo, forse un minimo di appagamento per i tre punti centrati con il Belgio, lenti, con poca intensità, errori di fraseggio tra le punte. Infatti al riposo tra prima e seconda frazione di gioco scendeva in campo la Rete, il popolo dei social: ironia, battute, sarcasmo diffuso, la noia per l’Italia deludente dei primi 45 minuti. Sullo sfondo, i ricordi di altre recenti competizioni in cui la Nazionale ha sofferto sempre nella seconda partita.

Ai Mondiali brasiliani il tracollo contro il Costa Rica ma anche ai Mondiali tedeschi vinti dieci anni fa, pareggio contro gli Stati uniti, 1-1. Ma per Conte c’è – per ora – una certezza, una delle poche di questi Europei: due partite senza gol subiti, solo un tiro in porta verso Buffon, la linea difensiva azzurra è confermata, un muro, un fattore, un dividendo da riscuotere alla cassa che acquisisce valore negli scontri diretti, quando la sfera pesa e gli errori si pagano.

Certo, Zlatan Ibrahimovic ieri pomeriggio a Tolosa ha spedito in campo il fratello-gemello, oppure una vecchia polaroid impolverata di se stesso, mai un tiro in porta, sempre lontano dalla zona delle operazioni, poco sostenuto dai compagni di squadra, inghiottito a turno da Barzagli, Bonucci, Chiellini, con cui ha fatto un po’ a sportellate, prima di comprendere che non era la sua partita, la partita di una superstar.

Ma in casa Italia ci sono altre note positive, a parte il secondo tempo con ritmi più sostenuti, la rete di Eder e l’impronta di Zaza, che ha cambiato il volto della gara. In linea con il trend degli Europei, come avvenuto due volte per la Francia, poi alla Germania, alla Spagna, all’Inghilterra contro il Galles, l’Italia è andata di nuovo a rete nei minuti finali.

Eder contro gli svedesi, Graziano Pellè contro il Belgio. E non è un elemento da sottovalutare, insomma non dipende esclusivamente dalla sorte. Nella prima fase del torneo molte gare perdono ritmo nell’ultimo segmento di partita dal 75esimo minuto in avanti. Invece la Nazionale contro gli svedesi nel finale ha finalmente accelerato, senza grande qualità (è la rosa azzurra ad averne poca…) ma con forza, convinzione. Le qualità volute, ricercate da Conte nei 23 portati in Francia. Ora, in vista dell’Irlanda, il ct dovrà sperimentare, mandare in campo le alternative, scovare un paio di ricambi che possono cambiare una partita bloccata, come quella contro gli svedesi. Forse Lorenzo Insigne, forse Federico Bernardeschi, entrambi mai scesi in campo.