Infine è fatta. Tra i Magnifici 7 autocandidatosi a rappresentare l’Italia agli Oscar, (Miele di Valeria Golino, Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi,  Razza bastarda di Alessandro Gassman, Salvo di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia Midway tra la vita e la morte di John Real, Viva la libertà di Roberto Andò) la commissione (Nicola Borrelli, Martha Capello, Liliana Cavani, Tilde Corsi, Caterina D’Amico, Piera Detassis, Andrea Occhipinti e Giulio Scarpati), ha indicato ieri La Grande Bellezza come il film che rappresenterà l’Italia nella corsa alla cinquina per il miglior film straniero. Nessuna sorpresa, per carità, anzi. Perché che la Roma megalomane e magniloquente di botox seriali, festini, bimbe artiste, terrazze, chiese e ossessioni barocche di Paolo Sorrentino potesse conquistare gli americani era più che una certezza. Già nei giorni precedenti in rete, pure coloro ai quali il film di Sorrentino non è piaciuto, si erano schierati a favore, convinti appunto che fosse la scelta giusta per riportare (dopo nove anni, l’ultima volta è stata con La bestia nel cuore (2005)di Cristina Comencini) il cinema nostrano nella cinquina (dove, diciamolo, non arriva sempre la migliore produzione dei singoli).
E poi quel catalogo di belle immagini (non dimentichiamo la bravura di Luca Bigazzi direttore della fotografia) sul sentimento di un superficiale presente, che attraversano le notti dello scrittore Jep Gambardella, ha da subito dichiarato l’eredità della Dolce vita, quello sì capolavoro amato oltreoceano, dove il cinema italiano continua a essere Fellini, Visconti, Antonioni, ha conquistato Londra perché non dovrebbe fare lo stesso negli Usa (dove esce il 15 novembre)? Se poi Fellini inventava un mondo, mentre Sorrentino ci scivola sopra, nella stessa superficialità che vorrebbe criticare, poco male.
Che dire? Mi sarebbe piaciuto altro, mi sarebbe piaciuto avere una sorpresa, la candidatura di Miele, magnifico esordio da regista di Valeria Golino (peraltro molto amato anche questo all’estero, in occasione dell’uscita francese il quotidiano Le Monde gli ha dedicato una pagina. Ma qui siamo in America … ). O quella di Viaggio sola, commedia di fraseggio internazionale, film più vicini alla sensibilità che sta facendo di nuovo importante il cinema italiano, penso a autori come Frammartino, Di Costanzo, Alice Rohrwacher … E che fa vincere dopo tanto tempo il Leone d’oro.
Invece rimaniamo al chiacchiericcio del cortile di casa, lo stesso che celebra il film di Sorrentino. Difatti appena uscito in sala, e anche dopo (e persino prima) la sua presentazione sulla Croisette, tutti-ma-dico-proprio-tutti si scatenavano complici i social a dire la propria sul film, e guai non averlo visto.
Magari hanno ragione loro, e il chiacchiericcio conquisterà l’Academy. O invece no e vincerà il cinema del cileno Gloria o del rumeno Il caso Kezenes o The Grandmaster … Lo scopriremo il 16 gennaio, quando sarà dato l’annuncio delle cinquine.