Semplice, logico, lineare: “Se l’Irlanda gioca al proprio meglio e noi al nostro meglio, vince l’Irlanda”. Detta in altri termini, se la terza squadra di rugby più forte del mondo incontra la quattordicesima, sulla carta non c’è partita. Conor O’Shea, è comunque fiducioso se non sul risultato finale della sfida di sabato (Dmax, 15.15) almeno su quanto l’Italia può fare in una sfida comunque difficile stanti i valori tecnici in campo.

Dopo la netta sconfitta di domenica scorsa contro l’Inghilterra il coach azzurro si era detto “molto arrabbiato ma allo stesso tempo molto orgoglioso”. Arrabbiato per la sconfitta con 31 punti di scarto e sette mete incassate contro due, orgoglioso perché la squadra aveva giocato, soprattutto in fase offensiva, una buona partita contro avversari molto più forti. In effetti le due mete azzurre contro gli inglesi erano scaturite da pregevoli azioni alla mano anziché, come capita di solito, dalla pressione del pacchetto di mischia. Nasce probabilmente anche da questo la scelta di confermare in blocco i trequarti scesi in campo all’Olimpico. I cambi arrivano invece in prima linea (Quaglio per Lovotti, Bigi per Ghiraldini) e in terza (Steyn sul lato aperto al posto di Giammarioli). Non c’è spazio, nemmeno in panchina, per Ian McKinley, equiparato d’Irlanda che forse avrebbe meritato questa soddisfazione.

O’Shea torna dunque per la prima volta a Dublino nelle vesti di allenatore della nazionale italiana. Qui al Terenure College, serbatoio di ottimi giocatori, è cresciuto tecnicamente per poi fare il salto al Lansdowne e nella franchigia di Leinster. Aria di casa e inevitabili risvolti sentimentali. Nella “sua” Irlanda giocavano campioni come O’Driscoll, Wood, Geoghegan, Popplewell, tanto talento ma pochi titoli: nessun Cinque Nazioni nel carniere, due eliminazioni nei quarti della coppa del mondo (1995 e 1999). Quella di oggi sembra invece una corazzata inaffondabile che nell’ultimo anno e mezzo ha battuto tutte le più forti, Nuova Zelanda compresa. L’ottimismo di O’Shea deve perciò andare di pari passo con il sano realismo.

Sabato scorso l’Irlanda è andata a Parigi e ha sconfitto la Francia. Di un punto, con un drop di Johnny Sexton a tempo scaduto. Ha faticato molto, nel finale ha sofferto il ritorno dei francesi, ma ha conquistato la vittoria con una grande prova mentale, che è un certificato di qualità delle grandi squadre. Non mollano mai, gli irlandesi, sono combattenti infaticabili, avversari coriacei dotati di infinita competenza. Nel Sei Nazioni con loro abbiamo vinto una volta sola, nel 2013: 22-15, meta di Giovanbattista Venditti. Finimmo quarti, davanti ai verdi, ma l’anno dopo loro vinsero il torneo, ripetendosi in quello successivo, mentre noi cominciammo a scivolare verso il basso.

A dare consistenza alla squadra irlandese è un serbatoio inesauribile di talenti che dai club vengono poi innestati nelle quattro franchigie provinciali (Leinster, Munster, Connacht e Ulster), un modello organizzativo e gestionale che da anni dà frutti eccellenti. Joe Schmidt, il coach neozelandese che dal 2013 guida la nazionale, ha dato alla squadra una concretezza che spesso le aveva fatto difetto. Per questo è considerata l’unica formazione in grado di contestare all’Inghilterra la vittoria finale nel torneo.

Rispetto al match di Parigi ci sono due cambi: Jack Conan prende il posto di CJ Stander in terza-centro, Devin Toner rileva James Ryan in seconda linea.

 Irlanda: Kerney; Earls, Henshaw Aki, Stockdale; Sexton, Murray; Conan, Leavy, O’Mahony; Toner, Henderson; Furlong, Best, McGrath.

Italia: Minozzi; Benvenuti, Boni, Castello, Bellini; Allan, Violi; Parisse, Steyn, Negri; Budd, Zanni; Ferrari, Bigi, Quaglio. In panchina: Ghiraldini, Lovotti, Pasquali, Ruzza, Mbanda, Gori, Canna, Hayward.

A seguire, alle 17.45, il big match di Twickenham tra Inghilterra e Galles. I dragoni sono reduci dalla bella vittoria sulla Scozia e provano a fare il colpaccio contro gli avversari di sempre con la stessa formazione di sabato scorso. Un cambio tra gli inglesi: Jonathan Joseph prende il posto di Ben Te’o come secondo centro.

Domenica (16.00) la sfida di Edimburgo tra Scozia e Francia, entrambe sconfitte nella prima giornata.