Cucchiaio di legno e whitewash. L’Italia chiude il suo diciassettesimo Sei Nazioni con cinque sconfitte, 29 mete incassate contro 8 e 224 punti complessivamente incassati (- 145). L’ultima sfida contro il Galles a Cardiff è finita 67-14 per i padroni di casa. E’ il punteggio più pesante nella storia delle trasferte azzurre sul campo dei dragoni.

Il Galles ha messo a segno nove mete, mettendo subito al sicuro il risultato e poi dilagando nel secondo tempo. Le due segnature azzurre sono arrivate nella ripresa, quando i gallesi erano già avanti di quaranta punti. Questo il tabellino: Webb (4’), Biggar (20’), J. Davies (32’), Roberts (44’), North (48’), Palazzani (53’), L. Williams (56’), Garcia (61’), Moriarty (64’), Moriarty (78’), G. Davies (81’).

La superiorità della squadra gallese era nota fin dalla vigilia. A nulla sono valse la buona volontà e la prova d’orgoglio degli azzurri. I dragoni erano più forti in ogni zona del campo, in ogni fase di gioco, nell’uno contro uno, nella tenuta fisica.

Il gruppo di giovani che Jacques Brunel ha deciso di gettare nella mischia non è ancora pronto per gli standard di un torneo tanto duro ed esigente come il Sei Nazioni. E i veterani – i vari Parisse, Zanni, Castrogiovanni – vanno consumando le ultime energie di una gloriosa carriera internazionale.

Quella che si apre ora è una nuova fase per il rugby italiano. Nulla appare più scontato. Bisogna migliorare gli standard qualitativi e allargare il bacino dei giocatori di interesse nazionale.

Molto dipenderà dalle politiche federali che dovranno investire tanto le due franchigie quanto i club e le accademie: se nel giro di un paio di stagioni ci saranno novità e miglioramenti, l’Italia potrà anche pensare di continuare a sedersi al tavolo dei grandi nel mondo ovale, ma se così non fosse anche l’attuale collocazione potrebbe prima o poi essere messa in discussione.

Non sarà facile. La litigiosità dell’ambiente è nota, e così gli interessi particolari, le gelosie e le ripicche.

Tutti gli allenatori subentrati in questi diciassette anni sulla panchina azzurra hanno dovuto misurarsi con questi problemi ambientali; molti di loro, dopo un paio di stagioni, ne avevano già piene le scatole e guardavano alla scadenza del loro contratto (ben remunerato) con la federazione come a una liberazione. Mettere il prossimo che arriverà nelle condizioni di lavorare bene sarebbe già un lodevole passo in avanti.

A giugno c’è il tour estivo, tre test con Argentina, Canada e Stati Uniti, e a novembre arrivano gli All Blacks e gli Springboks, due impegni terribili. C’è molto da lavorare.

Le Crunch c’est le Crunch

L’Inghilterra ha trionfato. Nell’ultima partita in programma ha sconfitto la Francia a Parigi per 31-21. E’ Grande Slam. “Le Crunch”, come viene chiamata la sfida tra le due nazionali, è stato uno dei migliori match di questa edizione del Sei Nazioni.

Contro una splendida Francia, decisa a far propria la partita e a negare agli avversari la soddisfazione dell’en plein, il XV della Rosa ha disputato una gara maiuscola per cinismo e concentrazione.

Gli inglesi hanno anche rischiato, a tratti hanno subito il gioco dei galletti, volitivo ma a volte un po’ confusionario, ma non hanno mai vacillato. E ogni volta che hanno potuto incrementare il loro punteggio lo hanno fatto, con spietato cinismo. Le tre mete messe a segno sono tutte loro: Danny Care all’11’, Dan Cole al 19’ (segnatura probabilmente viziata da un’ostruzione), Anthony Watson al 55’.

Ai francesi non sono rimasti che i punti nei calci piazzati, ben sette messi a segno dal precisissimo Maxime Machenaud.

La Francia è mancata nelle rimesse laterali (solo 4 su 13), dove il dominio di Itoje, Krius e Haskell è stato chiaro fin dai primi minuti. E’ lì, in questa importante piattaforma di gioco, che la squadra di casa ha perso le migliori occasioni per andare in meta. Ma ha anche perso troppi palloni nei punti di incontro, dove la presenza inglese è stata più efficace e organizzata.

Nel pomeriggio l’Irlanda ha sconfitto la Scozia per 35-25.

Questa la classifica finale: Inghilterra 10; Galles 7; Irlanda 5; Scozia e Francia 4; Italia 0.