Ieri sono stati rilevati 8804 casi positivi al coronavirus con 162 mila tamponi effettuati. Sono entrambi numeri record, ma è il numero dei decessi a fare il balzo maggiore: ieri si sono registrate 83 vittime di Covid, praticamente il doppio rispetto alle 43 di 24 ore prima. I pazienti in gravi condizioni continuano ad aumentare: sono 586, cioè 47 in più in un solo giorno.

SE LA SCORSA SETTIMANA i casi giornalieri in media erano meno di tremila, negli ultimi giorni il dato è più che raddoppiato passando a 6172 casi al giorno con un aumento del 106%. In Lombardia è più che triplicato (+213%). I decessi in una settimana sono aumentati da 165 a 289 (+75%). Il numero dei pazienti in terapia intensiva rispetto a venerdì scorso è cresciuto del 64%.

«Gli effetti delle misure del nuovo Dpcm – sostiene Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) – oltre a non poter essere valutati prima di tre settimane saranno in parte neutralizzati dall’incremento esponenziale dei contagi e dall’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari dovuto alla stagione influenzale». E chiede a governo e enti locali nuove misure: «Intervenire tempestivamente con misure restrittive locali, compresi lockdown mirati, per spegnere i focolai, arginare il contagio diffuso e prevenire il sovraccarico degli ospedali. Altrimenti, persistendo i trend delle ultime settimane – secondo gli scenari previsti dalla nuova circolare del Ministero della Salute – il rischio di restrizioni più ampie (lockdown incluso) è dietro l’angolo».

LA CHIUSURA non è più un’ipotesi remota. Lo dimostra la decisione di chiudere scuole e università del governatore campano De Luca, il primo provvedimento così radicale che apre anche un conflitto col governo. Anche la Val D’Aosta decreta una “zona rossa” intorno ai paesi di Verrayes, Saint-Denis e Chambave. «L’ordinanza di chiusura – si legge in una nota del presidente regionale Renzo Testolin – consentirà di evitare un’ulteriore espansione del contagio e l’esecuzione di tamponi a tutta la popolazione, a eccezione dei bambini in età pediatrica».

Il nord-Italia, dov’è maggiore la circolazione delle persone, torna ad essere l’epicentro dell’epidemia. Il 42% dei casi positivi rilevati ieri si concentra tra Lombardia (2067 casi), Piemonte (1033) e Veneto (600). L’indice di trasmissione Rt è superiore a 1 – la soglia che indica un contagio esponenziale – in tutte le regioni tranne Calabria, Basilicata e Molise. In Val D’Aosta l’indice sale a 1,53, il valore più alto tra tutte le regioni davanti al Piemonte (1,39). La Lombardia si ferma a 1,15, ma nella sola Milano è superiore a 2 secondo le rilevazioni delle autorità sanitarie. Lo ha comunicato lo stesso sindaco Beppe Sala, che però mostra un atteggiamento più cauto rispetto al governatore della Campania: «Credo che sarebbe un errore immaginare che nelle scuole o nelle università si vada in una didattica a distanza totale». Preferibile, secondo il sindaco, un modello “misto” con classi per metà in presenza e metà a distanza.

I DATI SULL’INDICE di trasmissione sono contenuti nel report settimanale diffuso da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità. «Si assiste a un’accelerazione nella evoluzione dell’epidemia ormai entrata in una fase acuta», scrivono i tecnici. Servizi territoriali e posti letto in terapia intensiva e area medica «rischiano, in alcune Regioni e Province Autonome, di raggiungere i valori critici nel prossimo mese». Al ritmo attuale, in tre settimane rischiano di essere esauriti i posti letto in rianimazione in Lazio e Campania, se non ne saranno allestiti di nuovi alla svelta. Il problema è reperire il personale, che basta appena per la situazione attuale.

IL RAPPORTO CONFERMA che nelle scuole il virus circola poco. «la trasmissione intra-scolastica rimane complessivamente una dinamica di trasmissione limitata: 3,8% di tutti i nuovi i focolai in cui è stato segnalato il contesto di trasmissione».

Il direttore della prevenzione Gianni Rezza non perde la calma nel commentare il rapporto: «Ci sono focolai e casi sporadici in tutte le regioni italiane» spiega. «Stanno aumentando i ricoveri ospedalieri e più lentamente i ricoveri in terapia intensiva, anche se non si registra una particolare criticità». Ma la situazione sta sfuggendo di mano a chi deve tracciare i contatti: «Le Regioni/Ppaa hanno riportato 9.291 casi dove non si è trovato un link epidemiologico, il 33% di tutti i casi segnalati nella settimana».