Faremo vedere chi siamo a tutti questi antisemiti! Il mondo è contro di noi! Siamo forti, li puniremo. Vogliono fare una conferenza internazionale per la pace sotto gli auspici di Francia e Stati uniti? La Francia di Dreyfus? Al posto di un solo Dreyfus, adesso vogliono punire tutti gli israeliani? Sono tutti antisemiti! E allora via all’annuncio – per una decisione già in cantiere – di centinaia di abitazioni per coloni ebrei da edificare nella parte araba di Gerusalemme. Queste frasi – e queste azioni – appartengono all’intera leadership israeliana. E si capisce che è in pieno svolgimento il festival dell’isteria.

Prova che il governo israeliano non ha nessuna idea di quale strada percorrere in questo momento. Quest’alleanza nazional-fondamentalista lancia ogni genere di insulti a molti e minaccia non pochi di punizioni varie, tutto per cercare di nascondere ai cittadini un fallimento diplomatico evidente. Il carattere puerile della reazione del premier Benjamin Netanyahu e dei suoi amici è sbalorditivo. Sarebbe tutto chiaro: perché questo è stato il peggior presidente della storia statunitense, ha sempre odiato Israele ed ecco la sua vera linea politica. Obama è apertamente anti-israeliano… del resto che cosa si può sperare da un tipo che probabilmente è musulmano? Beh, si tratta di far dimenticare – alla popolazione israeliana – che quello stesso presidente ha deciso recentemente uno stanziamento che garantirà a Israele 38mila milioni di dollari nei prossimi dieci anni!

Nuova Zelanda! Senegal! Convochiamo gli ambasciatori per consultazioni, annulliamo qualsiasi aiuto al paese subsahariano. E il primo ministro ucraino voleva venire in visita la prossima settimana? Rimanga pure a casa. Il problema è Obama, questo sfacciato anti-israeliano, meno male che Donald Trump aprirà un nuovo capitolo. Certo c’è la convocazione degli altri ambasciatori, ma nessuna invettiva pubblica contro Regno unito, Cina, Francia e gli altri paesi che hanno votato la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.

Netanyahu deve sventolare in faccia agli israeliani la risoluzione dell’Onu per nascondere due questioni importanti: la sua politica negli insediamenti ha portato Israele in un vicolo cieco quanto al processo di pace, e oltretutto minaccia di accelerare il processo di isolamento internazionale del paese.  Le urla di Netanyahu e dei suoi ministri hanno l’obiettivo di calmare gli israeliani, ma non è detto che la tattica funzioni. L’incredibile infantilismo del premier non può far dimenticare che già nel lontano 1980 il Consiglio di sicurezza votò la risoluzione 465, la quale indicava con chiarezza l’illegalità degli insediamenti israeliani nei territori occupati palestinesi nel 1967.

Dentro Israele, chi non vuole essere cieco e sordo davanti alla realtà sa che la comunità internazionale non accetta la politica israeliana rispetto alle colonie nei territori occupati, dal momento che essa non solo confisca terre ai palestinesi ma pone anche un enorme ostacolo alla possibilità di arrivare a un accordo di pace sulla base della formula «due popoli due Stati». La pur saggia idea di uno Stato unico, allo stato attuale condurrebbe semplicemente a uno Stato di apartheid. Già se ne vedono i segni in seno alla società israeliana, e le solite chiacchiere sul Israele come unica democrazia in Medio Oriente non bastano a nasconderli.

Certo, Obama va criticato, ma non per l’astensione in Consiglio di sicurezza Onu. Va criticato per la mancanza di una politica che aiuti una pace vera. Il presidente uscente, in effetti, in otto anni non è stato capace di esercitare la minima pressione reale per obbligare Israele a un cambiamento di politica.

Ora il governo di Israele convoca gli ambasciatori dei paesi che hanno votato a favore della risoluzione 2334 per una ramanzina. Il governo di Israele non aspetta più la visita del premier britannico Theresa May. Benjamin Netanyahu bacchetta tutti e vede con panico l’ipotesi di una conferenza internazionale di pace i cui attori principali sarebbero i francesi e gli statunitensi.

L’«orrore» per la risoluzione 2334 nasce da un fatto semplice: pur non avendo una grande importanza ed essendo in fondo più debole della 465 del 1980, tuttavia apre la porta alla possibilità d’intervento della Corte penale internazionale, davanti alla quale potrebbero essere condotti i responsabili della politica coloniale israeliana.

Il governo di Benjamin Netanyahu crede, puerilmente, che se comunica agli israeliani l’approvazione di progetti di nuove case a Gerusalemme o nei territori occupati, tutti saranno entusiasti; ma le persone devono sapere che appoggiarlo significa contribuire a isolare enormemente Israele; devono sapere che quella del primo ministro è una politica di annessione e distruzione della società palestinese.

È arrivato il momento che una seria leadership internazionale – la quale dovrebbe comprendere anche l’Italia – esprima una linea ferma di fronte alla politica espansionista di Netanyahu. È arrivato il momento, forse, che la comunità internazionale stabilisca una linea più coerente a favore della pace israelo-palestinese. Questo significa smettere di mostrarsi amichevoli e affabili con Benjamin Netanyahu e con il suo governo di fanatici nazionalisti e fondamentalisti.