«L’indicatore anticipatore di ottobre registra una variazione marcatamente positiva suggerendo la prosecuzione dei ritmi di crescita». Tacciato di essere un «gufo» all’epoca del governo Renzi, il presidente dell’Istat Giorgio Alleva si scopre filogovernativo con la prima manovra Gentiloni Padoan della legislatura.
Nella lunga giornata di audizioni al Senato e alla Camera delle parti sociali, spicca il suo assist alla legge di bilancio definita «a favore delle imprese e delle famiglie».
Le prime sono certamente d’accordo e difatti Confindustria promuove senza esitazioni la manovra: «Può rappresentare una tappa importante nel percorso di uscita dalla crisi dell’economia italiana e di recupero di competitività dell’industria, che finora è stata il motore di quel percorso», dice il direttore generale Marcella Panucci, che invita il Parlamento a non smontare il lavoro fatto: «Sarebbe un segnale importante da parte delle Istituzioni, tanto più nell’imminenza della prossima competizione elettorale, mostrare di puntare con decisione sulle misure che hanno dimostrato efficacia». Leggasi i bonus sul lavoro che hanno già portato nelle loro tasche circa 20 miliardi.
Anche le banche sprizzano gioia. Per il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini la manovra è nel complesso «funzionale a stimolare un maggior contributo della domanda interna». Meno celebrativa la versione di Rete Imprese Italia: «una semplice manovra di manutenzione dei conti pubblici, ultima di una legislatura giunta alla sua scadenza naturale», evidenzia il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta.
I sindacati la pensano diversamente. La posizione più critica è quella della Cgil: «Non è la legge di bilancio che serve al paese. Il sentiero stretto scelto dal governo è sempre nel solco dell’austerità, con nuovi tagli strutturali alla spesa, privatizzazioni e condono delle cartelle esattoriali». Per la Cgil «non ci sono risorse sufficienti sul capitolo investimenti, leva fondamentale per creare crescita, sviluppo e buona occupazione. Assenti anche misure significative sul versante fiscale, a partire da una riduzione dell’imposizione sul lavoro, e la lotta all’evasione continua a essere marginale. Si prevedono solo – prosegue – una pletora di bonus che non rappresentano lo shock necessario per far ripartire il Paese, soprattutto al Sud». Giudizio più articolato da parte della Uil: «Nella manovra di bilancio, luci e ombre: abbiamo apprezzato qualche sforzo, ma è insufficiente», dichiara il segretario generale Carmelo Barbagallo. Più dialogante l’approccio della Cisl: «Molte misure condivise, con il limite dell’esiguità delle risorse dedicate alla crescita ed alla coesione sociale», sintetizza il sindacato guidato da Anna Maria Furlan.