All’apparenza è un conflitto tra caratteri. In realtà potrebbe essere anche uno scontro tra idee politiche diverse tra i «garanti». Motivo in più per auspicare la definizione di un meccanismo più collegiale, e partecipativo, della lista «Altra Europa con Tsipras» che oggi a Roma presenta le 73 candidature alle prossime elezioni europee, di cui 14 aderenti a partiti come Sel e Rifondazione Comunista e 59 dai movimenti, dall’associazionismo e dalla «società civile».

L’attesa della presentazione è stata turbata da una polemica che ha contrapposto la candidatura di Sonia Alfano, europarlamentare eletta nel 2009 con l’Idv e oggi aderente al gruppo dei liberali nel parlamento europeo e di Luca Casarini, ex portavoce delle tute bianche e dei centri sociali del Nord Est, candidatura considerata in quota Sel. Sonia Alfano non è stata candidata in base ai criteri posti dai «garanti» della lista Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Guido Viale, Barbara Spinelli, a cui si è aggiunto il leader greco di Syriza Alexis Tsipras.

I candidati dell’«Altra Europa» non possono avere ricoperto incarichi politici negli ultimi dieci anni. Un criterio che è stato fatto valere anche per altre candidature, in maniera a quanto sembra condivisa. Nel caso di Sonia Alfano ha invece sollevato un polverone. Domenica scorsa (e poi ieri sull’home page di Micromega) la candidatura di Camilleri è stata smentita. Ieri Sonia Alfano ha protestato vivacemente contro chi avrebbe posto un «veto» sul suo nome. Una decisione che «ha penalizzato chi come me ha lavorato concretamente con risultati oggettivi»: l’istituzione della commissione antimafia europea, ha detto l’eurodeputata. Un’opposizione è stata espressa anche sul nome di Casarini, ma non perchè ritenuto incandidabile rispetto alla norma dei «garanti».

Nei retroscena si dice che Paolo Flores lo abbia considerato troppo legato ad un passato di movimento. In più Casarini sarebbe un rappresentante indicato da un partito, Sel appunto. La questione è stata tra quelle discusse per giorni dai garanti. È stata risolta a maggioranza, e non all’unanimità. Il voto di Tsipras, insieme a quello di Spinelli, Revelli e Viale avrebbe tagliato il nodo. Il malumore si è fatto tuttavia sentire dal 2 marzo in poi, quando sono state comunicate le candidature di Spinelli, Moni Ovadia, Adriano Prosperi e Camilleri, che poi si è ritirato ufficialmente ieri sera. La preoccupazione è che le polemiche trapelate sui giornali potrebbero nuocere ad una lista trasversale ai primi passi che si rivolge a chi non si riconosce nell’offerta politica dei partiti esistenti, nel Pd che governa attraverso le maggioranze variabili con Angelino Alfano e Berlusconi, o nei 5 Stelle.

«Leggo di questa vicenda sui giornali, non ne so nulla – interviene Casarini – Credo che dovrebbe essere un dato culturale ormai acquisito il riconoscimento dei conflitti sociali. Un conto però è essere condannati perché si reagisce a leggi ingiuste, cercando di applicare i diritti fondamentali e estendere quelli costituzionali. Un altro conto è essere condannati per corruzione o per le nefandezze del potere. Preciso che oggi io non rappresento alcun movimento. A cinquant’anni ho fatto altre scelte, ma voglio continuare a fare politica». Al di là delle spiegazioni minimaliste («Lo scontro – si diceva ieri – è dettato dai caratteri diversi dei garanti») è probabile che l’alternativa malposta tra Alfano e Casarini (rispetto alle regole stabilite dai garanti) derivi da un’idea di lista che si rivolge più all’elettorato deluso dei 5 Stelle e che in passato ha condiviso le battaglie anti-mafia e girotondine e un’altra idea che ritiene ugualmente importanti l’affermazione dei diritti sociali. Elementi che potrebbero confluire in una nuova sintesi, ma oggi traducono linee diverse. Al momento c’è voglia di tenere unite esperienze, anche partitiche, diverse e spesso confliggenti.

«Ci sono sempre opinioni divergenti. In Siryza abbiamo avuto molti più problemi di voi. Ci si scontra civilmente e poi ci si ricompone. Dobbiamo fare una battaglia contro l’Europa dei banchieri e della Merkel e dobbiamo fermarci su queste cose spicciole?» domanda Argiris Panagopoulos, del dipartimento politiche europee di Siryza.