Il XXVII rapporto sulle migrazioni 2021 curato dalla fondazione Ismu fotografa opportunità e problemi del fenomeno migratorio che interessa il nostro paese, confermando le principali tendenze rilevate da Istat e Caritas-Migrantes. Le presenze straniere diminuiscono, ma aumentano difficoltà economiche e sociali dovute anche alla maggiore esposizione agli effetti della pandemia. Al 1° gennaio 2021 erano 5.756.000, cioè 167mila in meno rispetto all’anno precedente (in calo del 2,8%). Il 70% vengono da paesi extra-Ue.

La stima degli irregolari rimane costante, circa 519mila persone, anche a causa dei ritardi sulle domande di sanatoria del 2020. Anno in cui è stato rilasciato il più basso numero di permessi di soggiorno dell’ultimo decennio: 107mila. Diminuiscono soprattutto i permessi per studio (-58,1%) e asilo (-51,1%), seguiti da quelli per ricongiungimento familiare (-38,3%) e lavoro (-8,8%).

Aumentano i minori stranieri non accompagnati: al 30 novembre 2021 erano 11.159 (+69%). Tra loro solo il 3% è in affido familiare, tutti gli altri sono accolti in comunità.

«La pandemia ha accentuato la vulnerabilità della popolazione con background migratorio, già strutturalmente svantaggiata rispetto a quella italiana», scrive l’Ismu. Tra i cittadini stranieri aumentano disoccupazione e povertà. Gli occupati passano dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020. Per la prima volta il dato è inferiore a quello degli italiani (58,2%). A essere colpite soprattutto le donne immigrate, che registrano una riduzione doppia rispetto agli uomini: un quarto dei 456mila posti di lavoro persi tra il 2019 e il 2020 riguarda quel segmento di popolazione.

Gli stranieri poveri salgono al 29,3% (contro il 7,5% degli italiani). Tra loro anche persone che lavorano ma non guadagnano a sufficienza: i working poor sono il 25%, cinque volte più degli italiani nella stessa condizione. Di positivo c’è l’aumento delle imprese straniere: nel primo semestre 2021 crescono di 16.197 unità, più del 2020 e perfino del 2019.

Sul fronte scolastico si registra una novità significativa: negli ultimi 10 anni gli alunni stranieri iscritti ai licei sono aumentati del 9,3%. Nell’anno scolastico 2019/2020 tra gli studenti medi con background migratorio il 30,9% erano liceali.

Gli studenti con cittadinanza non italiana vengono da 200 paesi diversi e sono più di 870mila, la metà dei quali ha origini europee, un quarto africane e un quinto asiatiche. Le nazionalità principali sono Romania, Albania, Marocco e Cina e le concentrazioni più alte si registrano nelle regioni settentrionali (65,3%). Tra gli studenti non italiani il 30% sono in ritardo scolastico: percentuale preoccupante che però in 10 anni è diminuita di oltre 10 punti. Altro dato negativo è l’alta percentuale di Neet: il 36% dei ragazzi nati all’estero che ha tra 15 e 29 anni non studia e non lavora.

Infine la pandemia: ha colpito più duramente i migranti sia per le tipologie di occupazione svolte che per le maggiori difficoltà di accesso al sistema sanitario. Nel 2020 la mortalità tra gli stranieri è aumentata del 23,3% (contro il 17,7% tra gli italiani). I decessi per Covid-19 accertati sono stati 9.323.