Poco meno di sei milioni di fedeli, pari a circa il 9% della popolazione complessiva del paese, l’islam di Francia è da tempo una delle realtà più significative non solo del panorama musulmano europeo, ma anche di quanto avviene in questo campo a livello internazionale, lontano dalle terre in cui gli islamici sono maggioranza.

AL PUNTO CHE IL COMPLESSO intreccio che si è sviluppato tra questa presenza e i valori e le istituzioni della République ha prodotto, attraverso una vicenda storica più che centenaria – a titolo di esempio si può ricordare come la Grande Moschea di Parigi fu inaugurata nel 1926 a due passi dalla Sorbona -, una messe straordinaria di esperienze religiose e sociali, di studi e analisi che stanno accompagnando la riflessione dentro lo «spazio di senso musulmano» globale. Allo stesso modo, leggere le tendenze in atto nell’islam francese, significa indagare il profilo attuale, e lo stato di salute della democrazia transalpina.

NON PUÒ PASSARE PERCIÒ inosservato il tentativo compiuto da Le Monde des religions, la rivista a lungo diretta dal filosofo Frédéric Lenoir, che nel suo ultimo numero si interroga, attraverso un’ampia e articolata inchiesta, sul futuro dei musulmani d’oltralpe. L’occasione immediata è data dalla prospettiva di una riorganizzazione del rapporto tra lo Stato e l’islam annunciata da Emmanuel Macron, dopo che si deve ad uno dei suoi predecessori, Nicolas Sarkozy, la creazione nel 2003 del Conseil français du culte musulman, organo cui è demandata la rappresentanza dei fedeli e delle loro diverse associazioni.

DOPO LA SERIE DI ATTENTATI jihadisti e il crescere dell’islamofobia, il tema non potrebbe essere più delicato. Non a caso, la rivista offre uno spettro di opinioni molto largo: da Hakim El Karoui dell’Institut Montaigne, considerato il «Monsieur islam» di Macron, all’imam di Bordeaux, Tareq Oubrou, da Marwan Muhammad, fondatore del Collettivo contro l’islamofobia in Francia a Ghaleb Bencheikh, che conduce Questions d’islam su France Culture, per non citare che i più noti.
Da gran parte degli interventi emerge come una «riforma» dell’islam francese sia possibile, e anche solo immaginabile, soltanto con il coinvolgimento delle comunità, e senza imposizioni normative dall’alto.

È QUESTO DEL RESTO anche l’unico antidoto credibile contro la «radicalizzazione» in senso fondamentalista che, in base ai dati forniti nell’inchiesta, coinvolge circa un quarto dei musulmani di Francia.