E sono nove. Con la promozione agguantata nella gara conclusiva di campionato il Lecce raggiunge per la nona volta la massima serie. Il risultato, lusinghiero in termini di prestigio sportivo per una città medio-piccola del Sud, assume rilievo perché arriva subito dopo il salto di categoria della scorsa stagione. E sarebbe un’impresa da trascrivere negli annali, se non fosse che già in passato la squadra leccese è riuscita a conseguire la doppia promozione dalla C alla A nel volgere di un biennio. La città è inorgoglita che torni a rappresentare al più alto livello calcistico l’intera regione pugliese. La società sportiva intanto, metabolizzati i festeggiamenti per il prestigioso traguardo, ha avviato con sollecitudine la programmazione del nuovo Lecce.

LIVERANI
Che vede al primo punto la conferma dell’allenatore Fabio Liverani, ufficializzata ancor prima della promozione. L’artefice numero uno delle prepotenti galoppate dei giallorossi salentini è stato infatti blindato dal presidente Saverio Sticchi Damiani alla vigilia dell’incontro vittorioso col Brescia. Il contratto siglato avrà scadenza nel 2022. Ora, a giochi fatti, il tecnico romano può entrare di buon diritto nel novero degli allenatori storici del sodalizio sportivo della città del barocco. Il solo precedente di chi ha infilato due promozioni consecutive, risalente agli anni Novanta, appartiene a Gian Piero Ventura, il quale è stato poi responsabile tecnico della nazionale azzurra per un biennio. Che mister Liverani, seguendone le orme, sia da ritenere un predestinato?
Il Lecce ha riscosso consensi perché è una squadra che gioca per dare spettacolo e far divertire, come ha dimostrato spesso nel corso del campionato. Sarebbe stato pure comprensibile, per il club giallorosso come per qualsiasi matricola, esprimere in campo una trama timida e sparagnina, arroccata in difesa, mortificando il ritorno in cadetteria con noiosi zero a zero strappati qua e là e sperare così di mantenere la categoria. Tale condotta però non era evidentemente nelle corde di Liverani che fin da subito ha catechizzato i giocatori della rosa a un calcio a tratti spavaldo, addirittura spumeggiante, sì da suscitare nel pubblico, non solo salentino, stupore e ammirazione. Gli spalti del vecchio e sovradimensionato Via del Mare, lo stadio sulla strada che conduce alla marina leccese, sono tornati di partita in partita a riempirsi (nell’incontro decisivo con lo Spezia erano presenti oltre 30mila spettatori) e a ravvivarsi dei colori societari, il giallo e il rosso. Il Via del Mare mostra tutta la sua veneranda età. Sul suo terreno di gioco, negli anni Sessanta, si esibì finanche il mitico Santos di Pelè. Ora l’impianto necessita di impellenti interventi di ristrutturazione in questi mesi estivi, altrimenti la serie A si rischierà di doverla giocare altrove.
Tanti gol all’attivo per il Lecce, pure in trasferta; tanti altri subiti, d’accordo. Ma nel computo finale l’azzardo ha pagato. Fortuna? Un minimo d’incoscienza? Più semplicemente una formula di gioco priva di calcoli applicata con convinzione dalla guida tecnica. Nell’ultimo decennio un demiurgo del pallone ai massimi livelli sta continuando a rivelarsi vincente (di scudetti) perché bada al sodo, ottiene il risultato (almeno qui in Italia) a scapito spesso dello spettacolo. Intanto in provincia vince anche chi ha portato a casa, con oggettiva capacità nel saper interpretare le gare, spettacolo e risultato. La compagine leccese, ai blocchi di partenza del torneo, non rientrava assolutamente nel lotto delle favorite; la squadra era stata allestita per un piazzamento dignitoso di centro classifica. Il parco giocatori di certo non brillava, non sembrava proprio di prima fascia. Altre squadre, ben costruite e assortite, godevano del pronostico per il salto di categoria. La differenza la compie, dunque, chi valorizza giocatori giovani e fa affidamento su altri, già maturi, amalgamando il gruppo sapientemente. Risultato: un collettivo coeso e di temperamento ha dimostrato di potersi giocare sino in fondo la promozione diretta. In due stagioni, da tecnico pressoché sconosciuto, Liverani a 43 anni è diventato personaggio-copertina del calcio che conta, con società di livello a tenerlo inquadrato nel mirino. Per questo motivo i dirigenti del sodalizio giallorosso, a quattro giornate dalla fine del torneo, lo hanno contrattualizzato per altre tre stagioni. E l’allenatore adesso, a livello tecnico, si sentirà ancor più coinvolto nelle prossime scelte che la società sportiva sarà chiamata a compiere per allestire con discernimento una squadra competitiva in grado di sostenere la serie A. «L’impegno da parte nostra per il bene del Lecce non verrà mai meno, consapevoli che il calcio di oggi è soprattutto programmazione, progetto tecnico serio e lungimirante. Un progetto che abbia, come condizione preliminare, i conti societari in ordine», ha detto più volte il presidente Sticchi Damiani. «Si può continuare a programmare insieme qualcosa d’importante per le sorti calcistiche di questa città – gli ha fatto eco mister Liverani nel corso di una conferenza stampa -. Allenatore e società stanno crescendo insieme. Continuità e crescita sono il nostro dichiarato obiettivo».

LA MANTIA
Se il gruppo e il gioco di squadra sono stati la vera forza del Lecce, appare tuttavia difficile esimersi dal menzionare almeno il nome del goleador, il centravanti Andrea La Mantia, che per diciassette volte in campionato è andato in gol. 28 anni appena compiuti, La Mantia è un altro romano che, con la maglia del Lecce dalla scorsa estate, è esploso definitivamente. In circa un decennio di attività calcistica girovagando sui campi di differenti campionati (ma mai di serie A), non aveva ancora segnato più di una dozzina di reti in una sola stagione. Due romani, il mister e il centravanti, che si sono rivelati determinanti per le fortune del Lecce in quest’annata 2019 tutta da incorniciare. E giusto a Roma, in via Cavour, zona centrale, è stata inaugurata qualche settimana fa la sede di un Lecce Club giallorosso intitolata al presidente Saverio Sticchi Damiani, che a Roma ha il suo studio legale. I sostenitori della squadra leccese che vi risiedono disporranno così di un proprio centro di aggregazione in cui incontrarsi e partecipare alle attività del club.