È stato dissequestrato il cargo della compagnia danese Maersk, battente bandiera delle isole Marshall, fermato da una petroliera della marina militare iraniana al largo di Ban dar Abbas, la scorsa settimana, nello Stretto di Hormuz. Anche l’equipaggio, composto da 24 membri, tra cui un cittadino britannico, è stato rilasciato.

Il Pentagono aveva assicurato che il cargo commerciale si trovasse in acque iraniane aperte al traffico internazionale e aveva definito «inappropriata» la manovra della petroliera di Tehran che avrebbe sparato dei colpi per costringere il comandante del cargo a raggiungere la costa. Per l’Organizzazione del Trasporto marittimo iraniano, il sequestro era scattato dopo la denuncia della società iraniana Pars Talayieh aveva chiesto un risarcimento danni alla Maersk.

Non si ferma invece la scure dei magistrati iraniani contro gli attivisti per i diritti umani a Tehran. È stata arrestata mercoledì l’attivista e avvocato per i diritti umani, Narges Mohammadi, dopo essere stata incriminata per «crimini contro la sicurezza nazionale». Mohammadi è stata vicepresidente del Centro per la difensa dei diritti umani (organizzazione fondata dal premio Nobel per la pace Shirin Ebadi) e cofondatrice della campagna «Step by step to stop death penalty», la prima campagna nazionale per l’abolizione della pena di morte in Iran. Mohammadi era stata arrestata già nel 2009, prima delle elezioni. Nell’ottobre del 2011 è stata condannata a undici anni in prigione.

La pena era stata ridotta a sei anni in appello, infine Mohammadi era stata rilasciata su cauzione a causa delle sue precarie condizioni di salute. Neppure si placano i continui arresti di arabi-iraniani in Khuzestan.

Tra gli attivisti agli arresti figurano i leader della protesta anti-governativa, contro la crisi economica che colpisce la regione e le discriminazioni che subisce la minoranza araba in Iran, Hatam Ebyat e Mustafa Haidari.