In cella da quasi un anno, ieri la studiosa franco-iraniana Fariba Adelkhah – direttrice di ricerca presso il CERI-SciencesPo di Parigi – è stata condannata da un tribunale di Teheran a cinque anni di carcere per cospirazione contro la sicurezza nazionale» dell’Iran «e a un anno per propaganda contro la Repubblica islamica».

Lo ha annunciato il suo avvocato su Twitter, spiegando che ricorrerà in appello. Adelkhah non è un’attivista, non criticava la Repubblica islamica e non si occupava di violazioni dei diritti umani.

Sessantuno anni, viene arrestata attorno al 5 giugno 2019. I suoi colleghi si accorgono della sua scomparsa solo il 25 giugno, quando le mandano una mail ricevendo una risposta che li insospettisce.

Il 24 dicembre, d’intesa con l’australiana Kylie Moore-Gilbert detenuta anche lei nella prigione di Evin, Adelkhah inizia uno sciopero della fame, terminato il 12 febbraio 2020 con una serie di strascichi di salute.

Autrice di numerosi volumi sulla società iraniana e sulla questione femminile, Adelkhah era andata a studiare in Francia nel 1977, aveva studiato sociologia a Strasburgo per poi conseguire nel 1990 il dottorato in antropologia all’Ehess. Terminati gli studi viene assunta da Sciences Po e decide di restare a Parigi, anche per motivi personali.

Fin dalla metà degli anni Novanta i suoi interessi di ricerca si concentrano sul ruolo della mobilità nella società iraniana. Per questo inizia a occuparsi di molteplici forme di mobilità tra Iran e Afghanistan: spostamenti migratori, commerciali, religiosi. Le sue missioni di ricerca in Hazarajat, la regione occidentale dell’Afghanistan confinante con l’Iran, le hanno permesso di continuare questo filone di studi anche nei momenti in cui le era negato l’accesso in Iran.

In occasione dei tanti viaggi a Teheran, Adelkhah si è vista confiscare più volte il passaporto. Nel 2009 aveva scritto una lettera aperta al presidente conservatore Mahmoud Ahmadinejad affermando di voler smettere di occuparsi di Iran perché dopo l’arresto della dottoranda francese Clotilde Reiss la situazione era diventata troppo pericolosa per i ricercatori indipendenti: le tante difficoltà l’avevano portata a concentrarsi maggiormente sulla società afghana, su cui aveva sempre lavorato.

Con l’insediamento del moderato Hassan Rohani alla presidenza, aveva ripreso a interessarsi delle istituzioni clericali sciite e si era stabilita nella città di Qum, sede di seminari religiosi e mausolei.

Nel giugno 2019 con Adelkhah veniva arrestato anche il suo compagno e collega francese Roland Marchal, appena atterrato a Teheran da Parigi. Sociologo specializzato sulle guerre civili in Africa, era accusato di collusione con lo scopo di attentare alla sicurezza nazionale.

Marchal è stato liberato il 20 marzo scorso e, in concomitanza, la Francia ha rilasciato l’ingegnere iraniano Jalal Rohollahnejad, 41 anni, che rischiava l’estradizione negli Stati uniti perché accusato di avere violato le sanzioni americane contro la Repubblica islamica.