Contrordine, compagni! Inutile il fermento che anima le redazioni tutte, a partire ovviamente da quelle dei Tg. Sprecata la fibrillazione che sin dalle prime ore accompagna l’attesa per la soffertissima uscita video di Silvio il Perseguitato. Al posto del cd che doveva piombare alle 11 del mattino sulla scrivania dei capiedattori dei Tg, arriva la scarna comunicazione del rinvio. Oddio! Il capo ci avrà ripensato per la millesima volta? Ma no. Il video arriverà oggi, e dopo la diffusione urbi et orbi «splenderà il sole». Parola di Angelino Alfano.
Certo, domani, quando la Giunta, avrà bocciato la relazione Augello che propone la conferma del seggio senatoriale, i ministri si recheranno in corteo dalla vittima per offirgli le loro dimissioni. Ma l’intesa è che il capo, oggi nel messaggio e poi a viva voce, gli ordini invece di restare al loro posto. Però è melina ed è gioco del cerino. Non è che il sovrano voglia salvare davvero il governo. Lo condannerà a una lenta agonia, nella speranza che a dare il colpo di grazia ci pensi Matteo Renzi.
Se il solare messaggio non è stato diffuso ieri, come da copione, è perché poco prima, all’autore e inteprete unico, era stata comunicata l’ennesima poco lieta novella: respinto il ricorso in Cassazione per il processo Cir, quello sul lodo Mondadori. C’è uno sconticino sul risarcimento per De Benedetti, ma 490 milioni e passa andranno saldati sull’unghia. Non è uno scherzo nemmeno per Silvio Berlusconi.
Furioso e peggio per il colpo, Berlusconi ha fermato le macchine, per rimettere mano al videomessaggio partorito dopo cinque tentativi e, pare, sfornato già in doppia copia: una da mandare in onda subito; l’altra, più politica, da sfoderare dopo il voto della Giunta. Nella versione, che dovrebbe vedere la luce oggi, è citata la mazzata Cir, e inevitabilmente sono irrigiditi i toni nei confronti della magistratura. Ma dal quartier generale giurano che l’impianto non è cambiato. Resurrezione di Forza Italia. Denuncia accorata della persecuzione a opera dei complottisti togati. Chiamata alle armi per una riforma della giustizia che impedisca simili scempi. Semaforo verde per la prosecuzione del governo Letta, ma a patto che si tolga dalla mente nuove tasse e nuovi prelievi. E poco male se il povero Enrichetto deve dragare qualcosa come 7 o 8 miliardi di qui a fine anno. Al governo ci sta lui. Se ne preoccupasse lui.
Dopo la sentenza, dagli spalti del quasi ex Pdl si levano alti gli strepiti dei pennuti d’ogni tipo, tutti concordi nel denunciare l’ignobile attacco al cuore e al portafogli dell’amato leader. Ma la parola definitiva spetta alla donna che, volente o nolente, sta sempre più prendendo in mano le redini dell’azienda, branca politica inclusa. Marina Berlusconi usa toni non molto distanti da quelli abituali per il padre. Parla di sentenza incompatibile con la democrazia. Conclude con un grido di guerra, «Non ci arrendiamo», che è difficile circoscrivere nel perimetro angusto di ulteriori e inconcludenti ricorsi processuali. Sembra invece sconfinare direttamente nell’affermazione politica.
Certo, neppure le vie legali saranno trascurate. Proprio ieri due avvocati del condannato di lusso hanno avanzato ricorso in Cassazione contro la condanna che sta per costare al cavaliere il seggio e l’affidamento in prova ai servizi sociali (scelta ormai certa), «per difetto nella composizione del collegio giudicante», in concreto per le chiacchiere in libertà del giudice Esposito. Non che ad Arcore ci sperino davvero. Anzi, da palazzo Grazioli parte una nota: «Il ricorso presentato dagli avvocati Benedettini e Morelli non è stato in alcun modo autorizzato dal Presidente Berlusconi», trattasi di «niziativa personale non concordata né condivisa». La confusione è massima.
Conclusa la saga infinita del videomessaggio, il Tormentato di Arcore si disporrà ad attendere l’esito del voto in Giunta. Ieri il socialista Buemi ha fatto un ultimo e poco composto tentativo di stemperare le conseguenze politiche del medesimo. Una proposta un po’ surreale: votare la decadenza sì, ma ai sensi non della legge Severino bensì dell’interdizione dai pubblici uffici che sarà riquantificata dalla Corte d’Appello. In una vicenda che già sembra la sceneggiatura di un capolavoro demenziale, ci mancava la decadenza anticipata…
Respinta la geniale trovata dal presidente Stefàno, stasera si voterà sulla relazione Augello, che sarà respinta, e nei prossimi giorni Stefàno procederà a nominare un nuovo relatore, molto probabilmente incaricandosi lui stesso del compito. Ma la reazione del Martirizzato arriverà già domani. In piazza: lo si attende per l’inaugurazione della nuova sede di Forza Italia di piazza in Lucina a Roma, ma Gianni Letta sta facendo l’impossibile per convincerlo a sfilare in perfetto silenzio, come Naomi Campbell, magari con Dudù al guinzaglio. E di nuovo (forse) sul video. Con un secondo videomessaggio, oppure dagli studi di Porta a Porta, che l’amico Bruno Vespa se ne muore dalla voglia di fare il colpaccio. E se c’è uno che sa come insistere è proprio lui.