Jim Acosta, giornalista della Cnn molto noto e molto odiato da Trump, dopo l’ennesimo scontro con il presidente durante la conferenza stampa sul midterm, si è visto revocare l’accesso alla Casa bianca.

Non era la prima volta che Acosta poneva domande scomode a Trump, incalzandolo: stavolta aveva chiesto al presidente di spiegare perché definisce «un’invasione» le carovane dei migranti provenienti dal Centroamerica. The Donald, già nervoso, si è innervosito ulteriormente ma Acosta si è rifiutato di tacere e ha posto un’altra domanda, sul Russiagate. Quando il giornalista ha restituito il microfono, Trump lo ha definito «una persona terribile e maleducata», «un nemico del popolo» aggiungendo: «Onestamente, lei dovrebbe lasciarmi governare il Paese e occuparsi di Cnn».

QUALCHE ORA DOPO ACOSTA ha tentato di rientrare alla Casa bianca, ma un agente dei servizi gli ha chiesto di restituire il pass di accesso, in quanto le sue credenziali erano state revocate a tempo indefinito.
Tramite la portavoce Sarah Sanders, la Casa bianca ha detto di aver sospeso il pass ad Acosta in quanto avrebbe maltrattato la facilitatrice del microfono dipendente della Casa bianca. In realtà nei video si vede benissimo che le cose non sono andate così. L’associazione dei corrispondenti della Casa bianca definisce la misura inaccettabile. I rapporti tra giornalisti e Casa bianca non sono mai stati così tesi.

Come ha fatto notare il conduttore della trasmissione satirica Daily news tonight, Trevor Noah, prepariamoci: fino ad ora abbiamo visto che tipo è Trump quando vince, ora vedremo com’è quando perde.

NON SI ERA ANCORA SPENTA l’eco della precedente mossa di Trump, il licenziamento del procuratore generale Jeff Sessions. Tecnicamente Sessions si è licenziato, per evitare di essere allontanato dall’ufficio dal presidente che ha mandato il capo dello staff della Casa bianca, John Kelly, per sollecitare il suo ritiro.
Nonostante Sessions sia stato uno dei primi sostenitori di Trump, tra i due non correva buon sangue, da quando il seppur destrorso procuratore generale si era ricusato dalle indagini sul Russiagate incentrate sulla campagna elettorale del 2016, in quanto, essendone stato parte, ci sarebbe stato il rischio di conflitto d’interessi. Per questo affronto Trump non ha mai perdonato Sessions arrivando ad insultarlo pubblicamente, scrivendo su Twitter «ma che razza di uomo è questo?», incurante di quanto questo tipo di tono ricordasse il codice etico di Vito Corleone, come in molti avevano notato.

A SOSTITUIRE provvisoriamente Sessions è stato chiamato non il suo vice, Rod Rosenstein, altrettanto odiato, ma il capo di gabinetto di Sessions: Matthew Whitaker, avvocato ed ex giocatore di football americano. Whitaker ha le idee abbastanza chiare, come ha espresso in un’intervista alcuni mesi fa: per interrompere le scomode indagini di Mueller non bisogna licenziarlo: basta tagliarli progressivamente i fondi, così tutto terminerebbe in modo «pulito».

IL LICENZIAMENTO DI SESSIONS mostra quanto Trump tema il Russiagate, ora che non ha più una Camera stipata di repubblicani a proteggerlo, ma dominata da democratici che non vedono l’ora di fargli le pulci su tutto, a cominciare da questo.