Relazioni tra Germania e Turchia nuovamente in fibrillazione: il nuovo motivo d’attrito ha il nome di Peter Steudtner, consulente in materia di diritti umani, arrestato il 5 luglio durante un workshop di Amnesty International insieme ad un collega svedese e quattro attivisti turchi.

Parole durissime sono state pubblicate dal ministero degli esteri tedesco: «È stato necessario comunicare alle autorità turche tutto lo sdegno e l’incomprensione del governo tedesco per il caso di Steudner e degli altri attivisti. La Germania ne ha richiesto l’immediato rilascio e l’accesso ai servizi consolari. Le accuse di collegamenti con il terrorismo sono palesemente inventate, a meno di voler assurdamente considerare Amnesty come un’organizzazione terroristica».

E il ministro Sigmar Gabriel ha annunciato un cambio di linea nelle relazioni turco-tedesche: «Vorremo che la Turchia continuasse a far parte dell’Occidente, ma non assistiamo ad alcuno sforzo di volontà da parte del governo turco. La Germania si vede quindi costretta a rivedere la propria politica verso la Turchia».

In precedenza rivolto solo ad alcune categorie sensibili, un avviso è stato diramato a tutti i cittadini tedeschi in Turchia, allertati su come possano essere soggetti a provvedimenti giudiziari arbitrari e privati dell’accesso ai servizi consolari, «ristretto dalle autorità turche in violazione del diritto internazionale».

Gabriel ha annunciato che si stanno considerando provvedimenti finanziari in linea con la nuova politica estera: «Non vedo come il governo tedesco possa continuare a garantire investimenti di nostre aziende in Turchia quando c’è la minaccia di espropri arbitrari dettati da ragioni politiche».

Il riferimento è a casi come quello di Ozel Sogut, uomo d’affari tedesco detenuto per presunti collegamenti con la rete dell’imam Gülen, che il governo turco accusa del tentato golpe del 2016. Alimenta la tensione anche una presunta lista di oltre 60 aziende tedesche che il governo turco avrebbe inoltrato a Berlino perché ritenute di avere collegamenti con i gulenisti.

La stampa tedesca ha anche lanciato la pesante accusa ad Erdogan di aver offerto uno scambio di prigionieri: Deniz Yucel, giornalista in carcere dal febbraio scorso con accuse di terrorismo, al posto di due generali turchi che hanno chiesto asilo politico in Germania.

La notizia è stata smentita da Gabriel, ma stampa e mondo della diplomazia tedeschi sembrano prenderla sul serio. Bild e Faz citano fonti del ministero degli esteri, mentre conferme indirette arrivano dalla politica turca, dov’è opinione diffusa che il mancato rilascio di cittadini tedeschi sia la naturale conseguenza del rifiuto di Berlino a soddisfare le richieste di estradizione di Ankara.

La reazione del governo turco arriva per bocca del portavoce Ibrahim Kalin, che ha ribattuto a Gabriel: «Riteniamo che queste dichiarazioni sfortunate rappresentino un investimento politico interno mirato alle prossime elezioni in Germania. Non ci è possibile recepire dichiarazioni che intendono confondere l’ambiente economico a scopi politici».

Il vice premier Mehmet Simsek ha dichiarato che «le uscite stampa che sostengono che la Turchia stia indagando compagnie come Daimler e Basf sono completamente false».

Il dissidio tra Turchia e Germania era già scoppiato per il divieto ad alcuni parlamentari tedeschi, che Ankara ritiene vicini al Pkk, di visitare basi turche in cui stazionano soldati di Berlino, che ha quindi deciso di muovere le proprie truppe in Giordania. A rischio anche l’accordo sui migranti, pensato e voluto dalla Germania.

Sono circa 450 i militari turchi che hanno chiesto asilo in Germania e 22 i cittadini tedeschi transitati per le prigioni turche, di cui sei tuttora in carcere con accuse di terrorismo.