Messi al pubblico ludibrio per le accuse di molestie sessuali, gli attori, registi e produttori in questione sono stati banditi da chi prima dava loro lavoro. Harvey Weinstein è stato cancellato dalle società che aveva fondato e dall’Academy, Kevin Spacey è stato epurato dalle scene girate finora da Ridley Scott per il film su Paul Getty jr., la Warner Bros ha cancellato Fausto Brizzi da ogni futura collaborazione e dall’attività promozionale del film

Poveri ma ricchissimi di prossima uscita, la Cinematèque francese, dopo aver mantenuto la retrospettiva su Polanski nonostante gli aspri attacchi di alcune femministe, ha cancellato quella su Jean-Claude Brisseau con un comunicato che dice: «Nell’intento di calmare gli animi, il Presidente Costa-Gavras ha deciso di rinviare la retrospettiva dedicata a Jean-Claude Brisseau e spera che si possa tenere il più presto possibile in un clima più sereno e favorevole alla buona accoglienza di questa importante opera del cinema francese». A parte le sacrosante ragioni delle donne che hanno denunciato un sistema, fa veramente impressione il colossale esercizio di ipocrisia di chi ora scappa, cancella, disconosce o, come nel caso della cinémathèque, salva un regista e ne butta a mare un altro meno famoso usando due pesi e due misure.

Se si vuole essere garantisti, lo si deve essere con tutti. Se si vuole separare il lavoro dell’artista dal giudizio sull’uomo, questo deve valere sia per il genio che per la schiappa. Saranno poi la storia e il pubblico a decidere se certi film vanno salvati o si possono dimenticare, se si ha voglia e bisogno di vedere e rivedere i film di Polanski nonostante l’accusa di stupro, che persino la vittima ha chiesto di dimenticare perché per lei è una vicenda conclusa e continuare a tirarla fuori è come una seconda violenza.

Personalmente, pur non riconoscendo a Polanski nessuna attenuante per lo stato in cui si trovava a quell’epoca (l’omicidio della moglie appena avvenuto) o per l’atteggiamento ambiguo della madre della ragazza, quando vedo i suoi film mi intriga la sua capacità di penetrare nelle doppiezze e nei mostri dell’animo umano che evidentemente conosce molto bene. Allo stesso modo continuerò a guardare Pulp Fiction (prodotto da Weinstein), American beauty e L.A Confidential con Spacey, o Noces blanches di Brisseau, mentre continuerò a evitare La notte prima degli esami di Brizzi perché non ho mai amato i suoi film. C’è poi un’altra considerazione da fare.

Come ormai è chiaro, nel mondo del cinema tutti o tanti sapevano (aspettiamo quello della televisione che non è da meno).

Però finché nessuno ha parlato, chi era al corrente ha fatto finta di niente, ha continuato a far lavorare quelli che ora cacciano con vergogna, c’è andato a braccetto, alle feste, a cena, ha stipulato contratti, ha fatto affari.

E ora? Ora non hanno nemmeno il coraggio di difendere le loro scelte professionali passate, di dire «Disprezzo l’uomo, ma difendo l’artista», per esempio. Oggi, siccome lo scandalo è grande, si adeguano e cacciano, diventando giganteschi monumenti dell’opportunismo e dell’ipocrisia.

Noi donne non abbiamo bisogno di lacchè che oggi strisciano dietro l’ondata di sdegno e magari domani sono pronti a ricominciare a chiudere gli occhi. Non è così che si cambia il comune sentire. Non è la caccia alle streghe che serve. Molto meglio affrontare chi argomenta un pensiero diverso da chi si nasconde dietro l’opportunismo. Quindi, se avete il coraggio di ciò che avete prodotto, abbiate anche quello di metterci la faccia fino alla fine.

E se c’è da discutere discuteremo, ma a viso aperto.

mariangela.mianiti@gmail.com