Il fado è alle spalle, musica delle radici da congedare sul cammino verso nuove direzioni. Così ha deciso Lula Pena, lusitana di Lisbona, con Archivo pittoresco, terzo disco in vent’anni, sempre e soltanto voce e chitarra. Tredici tracce, babele di idiomi e di suoni, somma di culture mai esatta, groviglio di sentimenti. In Archivo, Lula abbandona il suo atelier portoghese come fecero nell’800, tanti pittori europei. Come loro è andata alla ricerca di altri orizzonti. «Volevo esplorare allo stesso modo nella musica, vagando tra diversi linguaggi».Una sola cosa non è cambiata all’ascolto delle tredici tracce. Quella timbrica ipnotica e roca accompagnata a una chitarra che a tratti diventa anche percussione. Lula ha navigato sul Mediterraneo di Pes mou mia lexi di Manos Hadjidaki e di Adiosa, mutuata da un canto sardo; ha reso omaggio alla chanson in Poema/Poème; ha preso i versi dei brasiliani Ronaldo Augusto e Ederaldo Gentile per Pesadelo da història e Rose; ha reso indimenticabile omaggio a Violeta Parra con Ausencia. Citazioni da un disco di inestimabile valore.
L’ipnotica Lula Pena
Note sparse. Lusitana di Lisbona, la cantante con «Archivo pittoresco» propone il suo terzo disco in vent'anni di carriera
Note sparse. Lusitana di Lisbona, la cantante con «Archivo pittoresco» propone il suo terzo disco in vent'anni di carriera
Pubblicato 7 anni faEdizione del 29 marzo 2017
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