A leggere il messaggio inviato per il 25 aprile agli studenti dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche, viene da chiedersi da cosa ci saremmo liberati nel 1945. Nella letterina, infatti, Marco Ugo Filisetti riesce nell’impresa dialettica di non usare mai la parola «fascismo», nascondendo la storia dietro a perifrasi e al solito bolso richiamo alle «rispettive ragioni» e ai «rispettivi sogni».

Di chi? Dei fascisti e degli antifascisti, messi sullo stesso piano. L’invito di Filisetti agli studenti è dunque a superare le «antitesi disperate» e le «demonizzazioni reciproche» nel nome del «riconoscimento per tutti nella propria storia». Ovvero: repubblichini e partigiani pari erano, o quantomeno, ciascuno aveva i propri legittimi motivi per combattere. Fa nulla se i primi erano emanazione di un regime e i secondi hanno costruito la democrazia sconfiggendoli.

Già lo scorso 4 novembre, il direttore Filisetti fece discutere per un’altra sua lettera, inviata alle scuole in occasione della Festa delle forze armate: una sorta di lungo invito a morire per la patria perché, testuale, «un uomo è vero uomo se è martire delle sue idee. Non solo le confessa e le professa, ma le attesta, le prova e le realizza». Chiusura con «l’appello del comandante» e un «Presente!» che sapeva di citazione del celebre discorso di Peppone che riuscì a commuovere anche don Camillo.

Se quell’episodio sfilò via tra le risate, l’ultima circolare ha portato il ministero dell’Istruzione a chiedere un chiarimento in via ufficiale. «Ci aspettiamo la rimozione di questo dirigente – dice il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni –, la cui incompatibilità con l’incarico assegnatogli è evidente». Nelle Marche, comunque, oggi saranno decine le iniziative organizzate anche dagli studenti per celebrare la festa della Liberazione.