Una messa annunciata attraverso un pittoresco manifesto funebre per ricordare la morte di un concittadino emigrato tanti anni fa in Canada, ha scatenato polemiche a non finire a Grumo Appula, paesino della provincia nord di Bari. Qual è il problema? Che il defunto risponde al nome di Rocco Sollecito, boss della mafia italiana ucciso lo scorso maggio a Montreal. Non proprio una persona qualunque, quindi. «Il parroco, don Michele Delle Foglie, spiritualmente unito ai famigliari residenti in Canada e con il figlio Franco venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di una santa messa in memoria del loro congiunto» si legge sul manifesto affisso per i muri del paesino barese.

Il parroco, a sua difesa, ha replicato che è suo dovere di pastore celebrare questo tipo di funzioni e che nessuno può dirgli se, come, per chi e quando farlo. In più, lo stesso parroco ha dichiarato che la decisione di celebrare la messa, deriva da una promessa fatta tempo addietro al figlio di Sollecito, al quale promise che se l’intera famiglia si fosse recata in Puglia, magari sotto Natale, la messa l’avrebbe celebrata lui stesso.

Come detto, Sollecito era un esponente di spicco del crimine organizzato italiano in Canada, ucciso il 28 maggio scorso con un colpo alla testa mentre guidava la sua Bmw bianca a Montreal. Un duro colpo, non certo il primo, per una delle famiglie mafiose del clan Rizzuto, ritenuto oltre oceano tra i più potenti dell’intero Canada.

Originario di Bari, siciliano d’adozione, era divenuto uno dei sei membri del clan dopo l’arresto del padrino Vito Rizzuto, deceduto nel 2013. Sollecito, soprannominato «salsiccia», era quindi un personaggio di primissimo piano della malavita italiana in quel di Montreal. Suo figlio, Stefano, è ritenuto il capo della mafia di Montreal insieme al figlio di Vito Rizzuto, Leonardo. Dei sei presunti mafiosi componenti del clan, soltanto due sono vivi perché in carcere, mentre tutti gli altri sono caduti in agguati all’interno della sanguinosissima guerra che ha come oggetto del contendere il controllo di tutti i traffici illeciti in Canada, a partire dal narcotraffico.

«Le messe non onorano, ma ricordano» ha dichiarato don Michele, ricordando di essere «il confessore di tutti i peccatori». Il che, di principio, sarà anche giusto. Il problema però, è che non si capisce il motivo per il quale se ‘davanti a Dio siamo tutti uguali’, lo stesso parroco abbia esortato tutta la cittadinanza ad unirsi nel ricordo insieme alla famiglia giunta del Canada. Un atteggiamento alquanto ambiguo visto che non si ha memoria di manifesti di suffragio in cui, per ricordare la scomparsa di semplici cittadini, si esorti l’intera comunità a recarsi in chiesa.

Sia come sia, per placare le polemiche (pare che il fatto abbia provocato irritazione anche nella diocesi di Bari-Bitonto) il questore di Bari ha deciso che la messa prevista per questo pomeriggio, si svolga alle 6 del mattino in forma privata. Stessa decisione fu assunta lo scorso maggio quando la questura vietò i funerali solenni per il boss. Vietato anche «fare cortei e lanciare palloni aerostatici e accendere fuochi pirotecnici».