«I’m dreaming of a white Christmas, just like the ones I used to know, where the treetops glisten and children listen, to hear sleigh bells in the snow». Con queste parole inizia la canzone natalizia più famosa nel mondo quella White Christmas che, nata dalla penna di Irving Berlin, è divenuta in pochissimo tempo segno identificativo del Natale.
L’industria cinematografica Usa non si lascerà certamente sfuggire la possibilità di narrare e cantare il Natale attraverso una serie di pellicole che hanno fatto la storia del cinema, della musica e del costume. Ma per vedere una pellicola basata su White Christmas bisognerà attendere il 1954 quando il regista Michael Curtiz dirige un film che porta lo stesso nome del capolavoro di Berlin (in Italia uscirà come Bianco Natale), interpretato da Bing Crosby, Danny Kaye, Rosemarye Clooney e Vera Hellen. Sarà un successo grazie soprattutto alle melodie scritte tutte da Berlin il cui tocco, da novello Re Mida, sarà sufficiente per rendere «magico» quel pezzo.
Per l’esattezza il film uscì il 14 ottobre di quell’anno e ebbe un costo di due milioni di dollari incassandone trenta. All’interno Berlin inserisce numerosi canzoni tra cui: Sister, The Best Things Happen While You’re Dancing, Snow. In verità il primo impianto del film è già rintracciabile ne La taverna dell’allegria, pellicola del 1942 diretta da Mark Sandrich che vedeva nel cast oltre a Bing Crosby anche una stella come Fred Astaire, Marjorie Reynolds, Virginia Dale, Walter Abel.
UNA TROVATA
La pellicola doveva servire a lanciare proprio il capolavoro di Berlin, White Christmas, che l’aveva scritta in quell’anno affidandola naturalmente a Crosby che ne farà un successo planetario. Il film è quindi una trovata con una sorta di vacanza di natale ante litteram in cui fra scorribande amorose e situazioni imbarazzanti/divertenti, viene snocciolata una serie di canzoni tra cui Let’s Start the New Year Right, I’ll Capture Your Heart, Lazy, I Can’t Tell a Lie, You’re Easy to Dance with, Easter Parade, Abraham, Be Careful It’s My Heart, Happy Holiday, I’ve Got Plenty to Be Thankful for, Song of Freedom. Fu un successone planetario che permise alla Decca di pubblicare un cofanetto di 6 dischi a 78 giri che comprendono tutte le canzoni del film (Decca Album 306). Davvero una leccornia per gli odierni collezionisti, mentre al tempo fu fra i dischi più venduti del periodo (da notare che arrivò nella sale Usa il 4 agosto).
Del resto Berlin aveva fiuto sia come compositore che soprattutto come produttore. Tornando alla pellicola del 1954 va ricordato che ebbe ulteriore diffusione anche grazie all’avvento del lp e alle tante «tante colonne sonore» che la accompagnarono in quanto ogni artista era legato a un’etichetta diversa; di conseguenza scesero in pista la Brunswick (per la Gran Bretagna), la Decca (per Usa e Canada), la Columbia, la nostra Fonit Cetra (disco rarissimo con numero di catalogo DL 8083); all’interno i seguenti pezzi: The Old Man; Gee I Wish I Was back in the Army, Sisters, The Best Things Happen While You’re Dancing, Snow, Blue Skies, Mandy, Count Your Blessings instead of Sheep, Love You Didn’t Do right by Me, What Can You Do with the General, White Christmas. Da notare che il 45 giri con l’omonima canzone vendette così tanto che la Capitol fu costretta a ristamparlo a più riprese. Insomma grazie a Berlin, il Natale si trasformò in breve tempo in un’industria musicale ingigantendo il potere del compositore stesso.
LA FAIDA
Il business natalizio spinse, ad esempio, la Warner Bros a contrapporsi alla Paramount – che aveva prodotto La taverna dell’allegria – con un ammiccante Il sergente e la signora uscito sempre nel 1945, diretto da Peter Godfrey e affidato quasi totalmente al fascino di Barbara Stanwyck e alle musiche di Frederick Hollander (tedesco, una delle migliore penne hollywoodiane). Ma si sa che la guerra si gioca soprattutto in casa e quindi la mega star Bing Crosby non solo apparve ne La taverna dell’allegria ma anche come prete canterino in un classicone natalizio come Le campane di Santa Maria diretto da un veterano quale Leo Mc Carey e coprotagonista la grandissima Ingrid Bergman ancora non divenuta la star da 100 carati che conosciamo. Anche se le musiche sono accreditate a Robert Emmett Dolan, Bing Crosby si spertica in una serie di hit natalizie come: Aren’t You Glad You’re You?, In the Land of Beginning again e due classiconi come Adeste Fideles (canzone nella quale il latino si americanizza) e O Sanctissima. Anche Bergman intona una melodia svedese, It’s Spring («Varvinda Friska» in svedese).
Dolan dal canto suo non rinuncia alla sua fetta di successo rielaborando la melodia popolare che dà il titolo al film. Prodotto dalla Rainbow e distribuito dalla Rko, uscirà nelle sale il 6 dicembre 1945 incassando 21 milioni di dollari a fronte del milione speso per realizzarlo. La Decca pubblicherà due dischi a 78 giri (Decca album No. A-410) che riportano oltre alle citate canzoni (tranne quella della Bergman e i due classiconi) anche In the Land of Beginning again e I’ll Take You Home again, Kathleen.
AL CUORE
E poiché compito dei film è anche quello di arrivare dritti al cuore, ecco un capolavoro drammatico – divenuto un classico natalizio – come La vita è meravigliosa di Frank Capra, interpretato da stelle quasi James Stewart e Donna Reed con le musiche di Dimitri Tiomkin che per l’occasione scrisse un tema di grande successo. Ma cosa avviene se si inizia a fare un film che ha come protagonista Babbo Natale? Lo racconta bene Il miracolo della 34ª strada (1947) diretto da George Seaton che vede protagonista il personaggio di Kris Kringle che altri non è se non Babbo Natale interpretato da Edmund Gween. Le musiche di Cyril J. Mockridge usciranno solo nel 2002 su cd per Percepto rec. Da questo grande successo cinematografico Meredith Wilson porterà a Broadway un musical fatto tutto da lei che avrà come titolo Here’s Love (1963).
Nell’era d’oro dei classici natalizi l’Oscar come migliore canzone andrà nel 1954 a Hold My Hand scritta da Jack Lawrence e Richard Myers e cantata da Don Cornell – che la incide su 78 giri, Coral – nel film Susanna ha dormito qui diretto da Frank Tashlin e interpretato da Dick Powell e Debbie Reynolds.
Imperdibile l’uscita – il 26 luglio 1955 – anche di un altro film natalizio che ha nelle musiche di Walter Schumann una ricercatezza tale da essere parte integrante della pellicola. Si tratta de La morte corre sul fiume (colonna sonora Rca), diretto magistralmente da Charles Laughton noto ai più come attore.
La pellicola oltre ai temi orchestrali di Schumann offre due canzoni significative Lullaby (cantata da Kitty White) e Pretty Fly (cantata da Sally Jane Bruce), pubblicate in cd solo nel 2013 dalla Finders Keepers. Nel film spicca no le grandi interpretazioni di Robert Mitchum e di Shelley Winters in ruoli apparentemente stranianti ma di forte impatto emotivo. Nello stesso anno in cui la UA distribuisce nella sale la difficile pellicola di Laughton (che incasserà quasi 800mila dollari), la Paramount sbanca i botteghini con un’altra storia non proprio rassicurante ma dal sicuro impatto emotivo come Non siamo angeli, diretto da Michael Curtiz con due star del calibro di Humprey Bogart e Peter Ustinov. Il film – con le musiche di Frederick Hollander – incassa tre milioni di dollari. Non andò male neanche per lo stesso compositore che ebbe un grande successo con la canzone Sentimental Moments (su testo del mitico Ralph Freed) e ottenne buoni risultati con la colonna sonora (stampata su cd dalla Kritzerland). Insomma, in pochi anni l’industria cinematografica Usa era riuscita a creare il genere «Christmas». Un successo perenne, ieri come oggi, anche di musiche e parole.