Negli ultimi giorni prima del voto Donald Trump non si è risparmiato niente. Il tycoon ha promesso un numero progressivamente sempre più consistente di militari al confine con il Messico per contrastare l’arrivo della carovana di migranti centroamericani in cerca di asilo politico negli Stati uniti; ha reso noti i tentativi di dettare le politiche commerciali degli altri Paesi verso la Cina, che dovrebbero allinearsi agli accordi presi da Washington; ha parlato di cancellare gli accordi sul nucleare con la Russia e lo ius soli; ha promesso tagli fiscali per la classe media entro oggi.

La sua retorica degli ultimi comizi è diventata sempre più cupa e apocalittica: in Florida ha paventato il pericolo rosso, secondo il quale una vittoria democratica sarebbe una catastrofe che provocherebbe l’arrivo di orde di criminali dall’America centrale, con i democratici impegnati a «cancellare le frontiere», e a far passare «i clandestini davanti ai cittadini americani», visto che il programma per l’immigrazione dei democratici sarebbe quello di «far arrivare in Usa il traffico di droga, quello di esseri umani e i cartelli criminali».
«Imporranno il socialismo in Florida – ha dichiarato Trump a Pensacola, durante un incontro in sostegno ai candidati repubblicani – Benvenuti in Venezuela».

E poi lo scontro a distanza con Obama, anche lui impegnato in una serie di eventi a sostegno dei candidati del suo partito, è culminato proprio in Florida,k dove entrambi facevano comizi. La Florida nel 2008 e nel 2012 ha eletto Obama, ma nel 2016 ha votato per Trump. «Nelle ultime settimane di queste elezioni – ha detto Obama nel suo comizio di Miami – abbiamo visto ripetuti tentativi di dividerci con una retorica progettata per farci arrabbiare e spaventarci, per sfruttare la nostra storia di divisioni razziali, etniche, religiose, che ci mette l’uno contro l’altro facendoci credere che l’ordine sarebbe ripristinato, se non fosse per quelle persone che non assomigliano a noi, o non amano come amiamo noi, o non pregano come preghiamo come noi».
Da Chicago, poi, l’ex presidente ha risposto alle dichiarazioni di Trump che rivendica la situazione economica favorevole come un suo successo personale.

«Quando sono arrivato alla Casa bianca ho dovuto risolvere i problemi che ci avevano lasciato – ha detto Obama alludendo alla crisi dei mutui subprime – Dove pensate sia iniziato tutta questa ripresa, chi pensate l’abbia fatto?».

Mentre in Georgia e nel Tennessee Trump si attribuiva tutti i successi econonomici e paventava un futuro cupo in caso di perdita repubblicana, in Indiana e Illinois Obama ha criticato i repubblicani per stare «palesemente, ripetutamente, e spudoratamente, mentendo» su tutto, ma specialmente riguardo gli sforzi di abrogare le protezioni sanitarie dell’Affordable Care Act per le persone con condizioni preesistenti