Stando alle rivelazioni fatte da alcune fonti interne all’intelligence Usa all’emittente televisiva Abc News, l’amministrazione Biden avrebbe sottovalutato, se non volutamente ignorato, la minaccia costituita dai Talebani. Le fonti della Abc hanno sottolineato che l’amministrazione era stata informata della possibilità sempre più concreta che i Talebani potessero sopraffare il Paese e conquistare la capitale in poche settimane, ripetendo la caduta di Saigon del 1975, quando gli elicotteri evacuarono frettolosamente i diplomatici dal tetto dell’ambasciata Usa mentre l’esercito del Vietnam del Nord irrompeva nel capitale del Vietnam del Sud.

Questo paragone è stato esattamente quello fatto da Biden l’8 luglio, quando durante un discorso alla nazione aveva detto di ritenere improbabile che il governo afghano cadesse, assicurando che non ci sarebbero state evacuazioni caotiche degli americani «simili alla fine della guerra del Vietnam».

Mentre Biden dichiarava di ritenere improbabile la caduta di Kabul, in realtà l’intelligence da settimane lo avvertiva del collasso militare afghano, dipingendo un quadro ben più cupo di quello descritto dal Commander in Chief.

Proprio a luglio molti rapporti di intelligence erano diventati pessimisti, chiedendosi se le forze di sicurezza afghane avrebbero raccolto una seria resistenza e se il governo avrebbe potuto tenere. La notizia di questo tamburo di avvertimenti arrivati a Biden durante l’estate ha sollevato interrogativi sul motivo per cui i funzionari e i militari della sua amministrazione siano apparsi impreparati ad affrontare la spinta finale dei Talebani a Kabul, inclusa l’incapacità di garantire la sicurezza dell’aeroporto, rispedendo in fretta migliaia di soldati per proteggere l’uscita finale dal Paese.

Durante un briefing alla Casa bianca Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, ha affermato che «il presidente e tutti i suoi collaboratori, me compreso, si assumono la responsabilità delle loro decisioni e delle loro conseguenze, ma ci sono anche responsabilità di altri». L’allusione riguarda la mancata reazione dell’esercito afghano e delle autorità locali e fa eco alle affermazioni di Biden in una delle prime conferenze stampa a seguito della crisi afghana.

Questa, però, non è una linea sostenuta in modo compatto da tutto il partito democratico e al Senato ci sono tre commissioni guidate dai Dems (Forze armate, Intelligence e affari Esteri) intenzionate a indagare sull’esecuzione del ritiro. «Sono deluso che l’amministrazione Biden non abbia valutato accuratamente le implicazioni di un ritiro rapido degli Usa – ha dichiarato Bob Menendez, presidente della commissione Esteri – Gli eventi degli ultimi giorni sono il risultato di una serie di errori commessi dai governi Repubblicani e Democratici negli ultimi 20 anni, ora stiamo assistendo agli orribili risultati di molti anni di fallimenti politici e di intelligence. Questa commissione cercherà spiegazioni esaustive su quanto accaduto».

Menendez ha sottolineato che il suo comitato terrà udienze sulla politica Usa in Afghanistan, compresi i negoziati tra l’amministrazione Trump e i Talebani che prevedevano il ritiro entro il primo maggio, oltre alla «fallimentare esecuzione del ritiro da parte di Biden». La data dell’udienza non è stata ancora annunciata.

Il senatore Mark Warner, presidente del Democratic Intelligence Committee, ha dichiarato di volere collaborare con altri comitati per «sollevare questioni spinose» e si è impegnato a rivolgere «domande dure ma necessarie sul perché non fossimo preparati allo scenario del veloce e totale collasso del governo e delle forze armate afghane».

La Camera ha invitato a riferire in Commissione Esteri il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa, Lloyd Austin: «È imperativo che l’amministrazione sia trasparente con il popolo americano e il Congresso sulla sua strategia in Afghanistan».

Dall’inizio della crisi afghana l’indice di gradimento di Biden è sceso di 7 punti, il livello più basso dall’inizio del suo mandato. Secondo un sondaggio Reuters/Ipsos solo il 46% degli americani approva l’operato del presidente, in calo rispetto al 53% registrato in un sondaggio simile pochi giorni fa.