Non solo pil e disoccupazione. Anche la flessione del tasso di integrazione degli stranieri è un indice che fotografa la crisi del nostro paese. Lo denuncia il IX rapporto del Cnel sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia. “La crisi economico-occupazionale che si è progressivamente acuita negli ultimi due anni e ha assunto sempre più un carattere sistemico – scrive il Cnel – ha peggiorato le condizioni d’inserimento sociale e lavorativo degli stranieri”. Rispetto al 2009 si registra una grossa flessione dell’integrazione nel nord est pesantemente colpito dalla crisi e una geografia dell’integrazione in generale molto più segmentata e mescolata. Come sempre anche gli stranieri stanno meglio al nord che al sud, ma rispetto al passato non si può più stilare una classifica per blocchi territoriali compatti ed omogenei. Il rapporto questa volta ha analizzato e classificato le regioni e le provincie italiane in base a tre indici: attrattività, inserimento sociale e occupazionale, potenziale di integrazione.

Attrattività

Questo indice è il risultato di un complesso di fattori che tengono conto dell’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente, della densità, della stabilità, ovvero della percentuale di minori residenti, della natalità e dell’incremento annuo della popolazione straniera. Ancora una volta in testa a questa classifica c’è la Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Piemonte e la Liguria. La Lombardia è la prima per densità (44,6 residenti stranieri per kmq contro una media nazionale del 15,7), in provincia di Milano la densità sale a 225,4 (la seconda è Prato con 92,8). E’ la prima anche per numero di minorenni stranieri (24,2% contro una media nazionale pari al 21,7%), seguono altre provincie lombare: Brescia e Cremona (27,3%), Bergamo e Lodi (27%). La Lombardia riceve un quarto dei nuovi immigrati nell’ultimo anno (24,5%). Milano e Roma sono le province più ricettive, rispettivamente con 11,8% e 11,1%. La regione con incidenza più alta di stranieri rispetto alla popolazione residente è l’Emilia Romagna (11,3% contro una media nazionale del 7,5%). Nella classifica dell’attrattività il più vistoso cambiamento rispetto al 2009 riguarda il Veneto (-2,5 punti) e il Lazio (-6 punti). Per quanto riguarda le province al primo posto c’è Brescia, poi Prato, Bergamo e Milano.

Occupazione

La regione che offre più opportunità di lavoro agli stranieri è l’Emilia Romagna, seguita da Liguria, Toscana, Lombardia, Piemonte e, a sorpresa, la Sardegna. L’Emilia Romagna è cresciuta dal 2009 in termini di ore complessive lavorate e bassa incidenza di mancati rinnovi dei permessi di soggiorno per lavoro (7,2% contro una media nazionale del’8,8%). In discesa ci sono Friuli (dal terzo posto al sesto posto) e Lazio (dal sesto all’ottavo), mentre guadagna due posizioni l’Abruzzo all’undicesimo posto, soprattutto grazie al dinamismo industriale di Teramo, salita nelle classifiche delle province dal 51esimo al 13esimo posto. Ma le peggiori flessioni riguardano ancora una volta il Veneto (dal quinto al decimo posto), seguito dal Trentino Alto Adige (dal decimo al sedicesimo) e dall’Umbria (dal nono al tredicesimo).

Inserimento sociale

Per quanto riguarda i servizi agli stranieri (dalla casa alla scuola) le realtà migliori sono le più piccole e attrezzate. Nelle classifica delle regioni le migliori sono il Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, mentre agli ultimi posti ci sono Lombardia, Calabria, Lazio e Campania. Tra le province svettano Trento e Biella mentre le grandi città vanno male: Napoli al 97esmio posto, Roma al centesimo e Milano al centotreesimo.

Potenziale di integrazione

Infine, in base a tutti i dati raccolti, il Cnel valuta che la regione a più alto potenziale di integrazione è il Piemonte, seguito da Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo. In fondo alla lista ci sono tutte le regioni del sud. Mentre le province più accoglienti sono Macerata, Mantova, Imperia e Pistoia.