Il primo desiderio è già esaudito: è infine uscito in dicembre il volume doppio degli Ecrits complets (Scritti completi) di André Bazin. Per chi si interessa di teoria del cinema, si tratta di un evento atteso da vent’anni. Al di là del ristretto cerchio dei cinefili, gli Scritti di questo autore eccezionale possono essere letti con gusto da chiunque ami il cinema, e da tutti quelli che sono attratti dalla cultura europea del dopoguerra, di cui Bazin è al tempo stesso un prodotto e un interprete. Ci ritorneremo con più calma (e una lunga intervista al curatore) all’inizio di gennaio.
Bazin è stato un figlio degli anni più bui del Novecento e il padre della rinascita postbellica.

SE C’È UN DESIDERIO che possiamo esprimere per il 2019, è che la bufera che soffia sul mondo e sull’Europa passi in fretta. Ma perché passi non basta aspettare. Bisognerà uscire dal torpore di questi anni e «andare», come diceva la canzone. I Gilets Jaunes in Francia hanno dimostrato che un’insurrezione popolare è possibile.
La speranza più forte è che si smetta di parlare di personalità – dibattito che oltre ad essere ripugnante è sempre il sintomo di sfiducia nella capacità del popolo di governarsi senza l’ausilio di un leader, ovvero di un complesso di subalternità. Ma andare in strada, in piazza, su una barricata, non impedisce di andare anche al cinema, che oltre ad essere un piacere resta uno strumento per conoscere e capire il presente.
Sul desiderio di un uomo forte, ci sarà da vedere il nuovo thriller di M. N. Shyamalan, Glass, annunciato come un seguito della storia del supereroe di Unbreakable. Mentre Ang Lee dovrebbe tornare con una distopia: Gemini Man.

ANCHE il cinema d’autore riflette sulla crisi della democrazia. Non è un caso che Polanski abbia deciso di girare un film sul caso Dreyfus, dal titolo J’accuse – sarà l’occasione di rileggersi quelle pagine di Hannah Arendt in cui la filosofa tedesca dimostra il nesso tra antisemitismo e totalitarismo. E certo bisognerà assolutamente andare a vedere il nuovo film di Jia Zhang-ke, ché del fascismo di mercato è stato sempre un osservatore acuto. In piazza e al cinema, buon 2019.