Era il 16 marzo quando in Brasile veniva registrato il primo morto ufficiale per il Covid-19. A distanza di tre mesi siamo vicini alla soglia dei 50mila morti, con quasi un milione di casi accertati di contagio. In quei giorni il presidente Bolsonaro parlava di «influenzetta» e si lamentava dell’eccessivo spazio dedicato dai media brasiliani alla situazione sanitaria in Italia, un paese che per l’ex capitano non poteva fare testo «perché freddo e con molti anziani». Ma il clima caldo del Brasile e la sua giovane popolazione (il 30% ha meno di 20 anni) non sono riusciti a fermare il virus che, dai focolai iniziali di Rio e San Paolo, si è diffuso nelle regioni più remote del paese.

L’atteggiamento negazionista del presidente e le contraddittorie misure di contenimento varate dai governatori degli Stati hanno favorito una rapida diffusione della pandemia che è oramai fuori controllo. Si marcia a un ritmo di 30-35mila nuovi contagi e di 1.200-1.300 morti al giorno. Un paese che vede i militari occupare i principali posti nel governo, compreso il ministero della Sanità, appare disarmato di fronte alla pandemia.

Il sistema sanitario è al collasso con un indice di letalità del 4,9%, ma che raggiunge il 9,4% nello Stato di Rio. I reparti di terapia intensiva di molti ospedali sono saturi. Il Brasile investe solo il 4% del Pil nella sanità e secondo l’Istituto di studio per le politiche della salute (Ieps), un centro indipendente con sede a Rio, nel 70% del territorio brasiliano il numero di posti letto in terapia intensiva è al di sotto dei requisiti minimi stabiliti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (10 posti ogni 100mila abitanti).

Medici Senza Frontiere, organizzazione presente nelle aree di San Paolo, Rio, Manaus (Amazonas) e Boa Vista (Roraima), ha lì allestito reparti di terapia intensiva e gestisce centri di isolamento e osservazione per le persone più vulnerabili che non necessitano di ricovero.

E da Manaus, principale città dell’Amazzonia, parte la più accorata richiesta di aiuto del sindaco all’Oms per un intervento urgente, rilevando l’assenza di interventi da parte del governo Bolsonaro. Secondo uno studio del Centro Covid-19 Brasil, nel paese le persone contagiate sarebbero più di cinque milioni e anche secondo l’Imperial College di Londra il Brasile è il paese con il più alto tasso di contagio nel mondo.

A Rio l’indice R0 è di 2,8 (significa che ogni persona infetta ne contagia in media 2,8). Per fronteggiare l’emergenza sanitaria, numerose strutture sportive sono state trasformate in ospedali da campo. Gli stadi Maracanà di Rio e Pacaembu di San Paolo da luoghi di spettacolo sono diventati luoghi di sofferenza e morte

L’Oms ha lanciato in questi giorni un appello alle autorità brasiliane affinché attuino adeguate misure di contenimento dell’epidemia, senza le quali la diffusione del contagio è destinata a estendersi ulteriormente. Un appello disatteso dal governo centrale e dai governatori di numerosi Stati brasiliani, a partire proprio da Rio e San Paolo, che questa settimana hanno allentato le misure di contenimento che avevano adottato in precedenza.