L’esistenza dell’aldilà, il senso della vita, i fantasmi del passato: La scoperta di Charlie McDowell – che ha esordito al Sundance e ora è disponibile su Netflix – affronta alcuni dei temi più difficili, anche in quanto inflazionatissimi, che ci siano.
Nella sequenza che apre il film, un’intervista allo scienziato Thomas Harbor (Robert Redford), scopriamo qual è la scoperta del titolo: Harbor ha dimostrato l’esistenza di una vita dopo la morte. Il problema è che per questo milioni di persone si sono suicidate per andare incontro alla «nuova vita», e il protagonista Will (figlio dello scienziato) cerca di convincere il padre ad aiutarlo a invertire la rotta.

Così il film va meccanicamente incontro alla sua rivelazione finale, affidandosi all’ambientazione su un’isola piovigginosa per stabilire il tono cupo, e a dialoghi banali – «quando non esiste un senso il nostro istinto ci porta a crearne uno» – per ordire la propria riflessione sui massimi sistemi.