No Tao, questa domenica niente passeggiata al mercato di Brick Lane con i tuoi vecchi. Questa domenica un po’ insolita c’era da vincere un Giro d’Italia. E ci è riuscito Geoghegan Hart. Partiva a pari merito, nell’ultima crono da Cernusco a Milano, con Hindley. Si affrontano, i due, fin da ragazzini. Su dieci testa a testa contro il tempo, il rosso britannico aveva avuto la meglio otto volte, e non si è smentito davanti al Duomo. Distacchi minimi, si deve ritornare al ’48 (Magni su Cecchi, grazie al ritiro di Coppi indignato per gli aiuti del pubblico al pratese), ancora Magni su Coppi nel ’55 e Merckx su Baronchelli nel ’74.

Questo il verdetto di oggi per la maglia rosa. Per la tappa, al via c’era Ganna, che ha inflitto distacchi massicci agli umani anche nello spazio ridotto offertogli dall’hinterland milanese.

Che Giro è stato? Il vincitore non è per caso in rosa: sebbene fosse partito gregario a Palermo, Geoghegan Hart è un predestinato, cui la sfortuna aveva impedito di sbocciare prima. C’è da sperare che l’anno prossimo onori la corsa, e se stesso, presentandosi a difendere il titolo, anziché andare altrove a portare le borracce altrui. Certo, se quelli della Sunweb hanno fatto secondo e terzo (Keldermann), non è filato tutto liscio. La sensazione è che qualcosa in più in montagna Hindley lo avrebbe potuto rosicchiare, invece di temporeggiare a favore dell’olandese. Sul podio, sguardi cupi. Gli italiani benino, Ulissi al Giro è una garanzia, dovrebbe trovare la forza per imporsi anche nelle classiche. Di Ganna abbiamo già detto, c’è da sperare che assieme ai ragazzi andati a formarsi in Belgio possa garantirci un futuro nelle gare in linea. Per i grandi giri, invece, siamo all’eclisse, e rincalzi pronti non se ne vedono. Nibali nostro è stato insolitamente anonimo. Controluce tutto il tempo se ne va, dice la canzone. La crisi tocca da vicino la corsa rosa. Senza campioni italiani, soffre anche il Giro, le presenze dei big stranieri sono episodiche. A meno che i giovani Pogacar e Evenepoel non ci stupiscano e riprendano in mano la bandiera caduta dei grandi del passato, tornando a darsi battaglia da marzo ad ottobre.

Nonostante tutto, questa avventura di fatica, memoria e libertà non finisce. La situazione non è rosa come la maglia di Geoghegan Hart. Quando un giorno, a primavera, proprio qui si ritroverà il gruppo, a pedalare verso la riviera, e poi a maggio su per lo stivale, e poi a luglio tra Alpi e Pirenei, e poi ancora tra le foglie morte in Lombardia, tutti insieme in allegra brigata.