Sono le strutture sociali e i codici che determinano il comportamento degli individui a interessare Thomas Struth, tra i maggiori fotografi contemporanei. Dopo i primi scatti in bianco e nero degli anni ’70, Struth, nato in Germania nel 1954 e formatosi alla Kunstakademie di Düsseldorf, prima con Gerhard Richter al dipartimento di pittura e poi in quello di fotografia con Bernd e Hilla Becher, passa al colore e alla fotografia di grande formato.

NELLA SUA SERIE più conosciuta, intitolata Museum Photographs e scattata nei più importanti musei del mondo (National Gallery di Londra, Rijksmuseum di Amsterdam, Kunsthistorisches Museum di Vienna, Art Institute di Chicago, Louvre), Struth pone in relazione dialettica lo spazio istituzionale e le dinamiche che si instaurano tra i visitatori e le opere d’arte osservate. Pratica documentaria che crea un cortocirtuito tra la storia del luogo e la transitorietà del tempo, fra passato e presente, spazi istituzionali e soggettività.

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Le opere raccolte nella mostra Nature & Politics, ospitata alla Fondazione Mast di Bologna (fino al 22 aprile), indagano invece un altro aspetto del suo lavoro, il rapporto esistente tra le istanze naturali e quelle culturali, in cui il paradigma scientifico e tecnologico sembra essere l’unica promessa del progresso umano. Una selezione di opere di grandi dimensioni mostrano centri di ricerca spaziali, impianti nucleari, piattaforme petrolifiche, gli interni del più grande reattore a fusione dell’Istituto di fisica Max Planck di Monaco e le sale operatorie dell’ospedale universitario della Charité di Berlino, dove i pazienti vengono operati da bracci robotici e strumenti chirurgici manovrati a distanza. «Non possiamo essere ingenui – ha affermato Struth – ogni tecnologia sottende un progetto e un interesse politico. Dagli anni ’80 l’accelerazione del progresso tecnologico ha creato un nuovo corso nella storia dell’umanità, che ci coinvolge ogni giorno. Le opere in mostra documentano il mio interesse nell’indagare i cambiamenti in atto. Nel 2007 sono stato invitato in Corea del Sud, dove ho visitato il cantiere navale dell’isola di Geoje e ho fotografato le piattaforme di perforazione semisommergibili. Mi interessava la maestosità di quegli impianti e la poca visibilità del loro operato. Alcuni anni dopo ho voluto visitare il Kennedy Space Center di Cape Canaveral, centro di fabbricazione dello Space Shuttle. Mi ha sempre affascinato quel sofisticato veicolo spaziale, perché pur essendo un prototipo d’avanguardia che appartiene alla storia dell’esplorazione spaziale è già una sorta di oggetto archeologico, un relitto tecnologico da mettere nei musei che sottende la volontà di conquista spaziale della Nasa e dei politici che l’hanno sostenuto. Immagino che anche le avanzate tecnologie di perforazione attuali, che stanno alterando gli ecosistemi marini, saranno in pochi anni considerate obsolete».

SONO NUMEROSE le immagini di laboratori scientifici presenti in mostra, che seducono per la composizione compositiva e cromatica, nonostante sia difficile comprendere cosa stia accadendo in quei laboratori. «Ho cercato di visualizzare la complessità e i cambiamenti in atto nella società contemporanea – ha spiegato l’artista -. Per scelta, non ho voluto riprendere i ricercatori e gli scienziati che lavorano nei laboratori, né fornire informazioni dettagliate con le didascalie. Ho preferito focalizzare la mia attenzione e quella del fruitore sui singoli manufatti e riflettere sulla leadership dei progetti economici e scientifici, che sono alla base di quei programmi. I grovigli di cavi, coperture metalliche, giunzioni, dispositivi elettronici che permettono a queste macchine di operare sono una sorta di metafora della complessità in cui siamo immersi, che è di difficile comprensione e visualizzazione».
In Nature & Politics sono esposte anche due opere fotografiche che ci ricordano le stratificazioni della storia sociale, con le immagini delle fondamenta dell’Acropoli di Atene, e un paesaggio marittimo scattato nel porto di Donghae City in Sud Corea. La videoinstallazione Read This Like Seeing It For The First Time (Leggilo come se lo vedessi per la prima volta) sottolinea, invece, l’importanza della pedagogia nell’apprendimento manuale che non può essere sostituito da nessun dispositivo tecnologico. E Struth lo testimonia con la registrazione di cinque lezioni di chitarra classica tenute dal musicista Frank Bungarten agli studenti dell’Accademia musicale di Lucerna.