Ci ha lavorato, dal 1981, una società costituita appositamente, la Stretto di Messina Spa, che ha speso trecento milioni di euro, ha indetto gare e progettazioni senza di fatto smuovere mai nemmeno un mattone, ed è stata messa in liquidazione nel 2013. A fare le pulci ai soldi spesi dalla Stretto di Messina ci ha pensato la Corte dei Conti nel 2009. Il risultato è di 128 milioni di euro fino al 2005.

Per cosa? «I costi appaiono essere stati sostenuti dalla s.p.a. per le finalità assegnate istituzionalmente dalla legge e per le esigenze operative di funzionamento».

In soldoni, scrive la Corte dei Conti, dal 1981 al 2005 la Stretto di Messina ha speso solo per garantirsi la «sopravvivenza» prevista dalla legge istitutiva. E dopo il 2005? La relazione della Corte dei Conti si ferma, ed Eurolink si aggiudica l’appalto. Da lì iniziano le gare. E le progettazioni. E le “prestazioni”.

Così, dal 2005 al 2010, i costi sono aumentati vertiginosamente, raggiungendo la cifra astronomica di 283 milioni di euro, dopo che per accumularne 128 c’erano voluti ventiquattro anni. Come è stata spesa questa massa di denaro pubblico?

Fotocopie e buoni pasto

Ci sono stati periodi in cui la Stretto di Messina presentava, regolarmente iscritte in bilancio, cifre assolutamente stravaganti. Nel 2005, quando ancora tutta l’operazione non era nemmeno “sulla carta”, il presidente della Stretto Spa Giuseppe Zamberletti poteva informare gli azionisti della società, senza che gli scappasse da ridere, che a bilancio erano stati iscritti 78mila euro di fotocopie e quasi cinquantamila di «riproduzione foto e filmati», che la “fame” dei suoi dipendenti costava172 mila euro per buoni pasto del personale (composto da ottantacinque unità, nel 2005), che c’erano costi di gestione per 113 mila euro di riscaldamento, acqua ed energia elettrica, e 280 mila euro per viaggi e trasferte. Altri periodi, altre vacche. Grassissime.

Nello specifico, quanto è costato già il ponte? Parecchio. I dati si riferiscono al bilancio del 2010, anno in cui la Stretto di Messina Spa iscrive nel documento finanziario una perdita d’esercizio che si attesta sul milione di euro. Poi è iniziata la fase «operativa«.

Le progettazioni

Bizzarramente, la Stretto aveva costi assurdi quando ancora tutta la faccenda ponte sullo Stretto era avvolta nelle nebbie, e ha ridotto di parecchie volte i costi una volta che si è iniziato a fare sul serio. Chi ci ha sbattuto pesantemente i denti, invece, è stato il consorzio Eurolink, guidato dal colosso Impregilo. Che nel 2010 ha speso 54 milioni, ma ha accumulato debiti per 92. «Ottantasei milioni in più rispetto al 2009», puntualizza la relazione allegata al bilancio del 2010: quello, cioè, in cui è entrata a pieno regime la progettazione definitiva del ponte sullo Stretto. Verso i fornitori, Eurolink iscriveva debiti per trentaquattro milioni e mezzo di euro, che diventavano oltre cinquantasette nei confronti dei consorziati: chi, materialmente, ha redatto il progetto definitivo del ponte.

Chi sono? Innanzitutto Impregilo, il capofila, col 45% delle quote, che ha speso oltre 24 milioni e mezzo in progettazioni, più 213mila euro per la variante di Cannitello, unica opera “collegata” al ponte che dalla carta sia approdata alla realtà. Dieci milioni e 200 mila euro Eurolink li doveva alla Sacyr, otto milioni e 200 mila euro alla «Condotte d’acqua spa», oltre sette milioni alla Cmc coop, tre milioni e 200 mila euro alla Ishikawajima-Harima heavy industries e qualche spicciolo più di un milione alla Argo costruzioni. Su 92 milioni, quindi, 57 erano di costi di progettazione delle società azioniste di Eurolink. E gli altri 35? «Principalmente riferiti alle prestazioni rese per la redazione del progetto definitivo» da parte di società e studi che non fanno parte del consorzio Eurolink.

Il rifinanziamento

Esclusa l’ipotesi delle penali, a cosa potrebbe servire il miliardo e 300 milioni con cui il Governo di Matteo Renzi ha “riempito” le casse vuote della Stretto Spa? A mettere tutti d’accordo. Eurolink per le prestazioni sin qui sostenute, il territorio messinese e calabrese per la realizzazione di opere infrastrutturali che, se non trainate dall’«effetto pont», non avrebbero possibilità di vedere la luce. Sul versante messinese, infatti, le opere propedeutiche al ponte prevedevano una bretella autostradale.

Costo? Tra quattro e cinquecento milioni di euro. I conti tornano tutti. Senonché, alla luce di quanto disposto dall’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini nel decreto 187 del 2012, che permetteva di prolungare per altri due anni le verifiche tecniche sul progetto definitivo e sulla bancabilità dell’opera, Pietro Ciucci, in audizione al Senato, spiegava che «non si parla più di penali, ma dell’ipotesi di revoca della concessione e di contratti, che prevede il pagamento delle prestazioni effettivamente prestate con una maggiorazione del 10%». Il valore delle prestazioni progettuali già eseguite, spiegava l’amministratore delegato di Stretto Spa, è di 80 milioni. Più altri 8 di 10% aggiuntivo.