Pia (Epremian) è De Silvestris con il nome primigenio di quel papà che lei di suo amore amò tanto nonostante il furore sotterraneo della madre ed eclatante. Pia nella notte di Fuori Orario-Rai3, novembre 2014, riappare con Infiniti Sufficienti, lei Pia (Della Rivoluzione) bruciò nel giro di diverse lune ma in manciata di alcuni (troppo pochi ahimé lamento io) anni. Bruciò tuttavia non nel senso dell’alloggio nel letto-letteratura di Ingeborg Bachman la poeta-scrittrice la vate sottovoce gridando (Pia è underground italiano più che mai «sotterraneo della madre ed eclatante» nella sua natura bipolar-contradditoria di Sussurro e grido bergmaniano).

Non dico a caso Epremian-Bachman e oso accostarle non solo perchè donne e per via della condizione femminile ma perché unite nel sentimento e nella potenza di esso, e cioè nel senso del bruciare del sentimento-fuoco e anche nella lucidità che definisce disegno e scrittura (ma per sua e nostra fortuna Pia non bruciò mai di auto-combustione nel rogo di sigaretta come finì Ingeborg 1926-73 e non fumando vive ancora puntuale e precisa a sè e agli altri).

«Caro fratello, quando costruiamo una zattera/ per navigare giù lungo il cielo?/ Caro fratello, presto il carico/ sarà troppo grande, e noi affonderemo./ Caro fratello… Caro fratello…» – è Il tempo è finito in seconda raccolta poesie Invocazioni all’Orsa maggiore Bachman 1956, Ingeborg ha 30 anni la stessa età di Pia de Infiniti Sufficienti 1970 ma son passati 15 anni e nei costumi (cioè vita e modi di viverla) c’è abisso tra le due artiste donne. Pia sceglie d’impeto l’underground (e Pasolini scrisse anche del cinema underground sottolineandone la noia mortale… – ma cosa aveva visto non lo dice dell’underground lui per il resto così preciso nello scrivere… e poi come se non fosse anche lui noioso in certi suoi articoli-saggi di scrittura – mi viene da sottolineare io oggi un po’ piccato).

Lei la nostra Pia è nuda, va nel prato verde del Paradiso Terrestre ma non c’è cartello con scritta che spiega e lei, Eva, addenta morde la mela e le compaio accanto addirittura io che le faccio segno verso non so che cosa e sono addirittura nudo anch’io come Adamo, i due progenitori, ma lei non mi porge la mela come tradizion vorrebbe. E intanto ci muoviamo in campo quasi lungo di cinema e la camera 16millimetri incalza e lei addenta ancora e butta via con smorfia cioè forse è mela marcia; e poi succede che tutti e due sbandiamo corriamo via e la camera c’insegue e traballa. Laggiù Pia afferra da terra mutandine e canottiera bianca e l’incerata è impermeabile, inizia la pioggia temporale e i colori sono accesi smaglianti …

Si apre di fatto storicamente così il nostro Mostro verde nel 1967, e poi, più oltre, lei Pia è stesa nella bara cassa-scultura di lacca rossa legno compensato di Paolo vampirizzata (lui è Paolo Menzio e filmava con la camera Paillard 16 millimetri – io invece sempre ho filmato con 8millimetri poi super8, costava meno ed era più facile da manovrare, bastava mettere l’automatico. E così anche Pia con super8 in tutti i suoi e nostri film – insieme a Paolo facendo Il Mostro verde alla fine il montaggio su 2 schermi cioè 2 proiettori 16 millimetri come Chelsea Girl di Warhol che non avevamo neppure ancora visto, ne avevamo solo letto e Taylor Mead della Factory di Warhol (il Midnight cowboy e Paul Morissey) è ad apertura del film che fa il serpente del Paradiso Terrestre, ma è semplicemente che lui l’aveva dipinto sulla sua T-shirt, poi il pezzo è sparito non si sa come. Lui era venuto a Torino col film di Ron Rice la Regina di Saba, era diventato amico nostro, a lui piacque tanto Pia e disse che Torino era come New York!!!

Paolo Menzio poi nel film è il vampiro con Pia batte col martello e il sangue rosso schizza. E Pia non è neppure quella Pia dei Tolomei di Dante.
I titoli di Pia sono poi particolari; il primo Proussade (Proust sua tesi di laurea + Sade), Dissolvimento e Le vin de la paresse da Rimbaud, Doppio suicidio, Antonio delle nevi, il primo marito di Pia è Antonio l’eremita. Titoli fulminanti. Lei ti metteva contro una parete e ti diceva: «Tu sei ma non so più chi della Recherche di Proust», e fatto! E così a Patrizia (Vicinelli altra poeta e dal destino tragico):«Tu sei Albertine!». E fu Proussade Charlus io spero proprio di no che non mi abbia detto di essere. Incredibile potente Medea culmine cinema di Pia e singhiozzi lamenti pianto di donna; e testo greco della tragedia nel sonoro e io avvolto nella plastica trasparente e come nell’uovo prima della nascita. Ed è così che fulminea Pia ti filmava e così filmava le altre madri in attesa all’ufficio sanitario. Altro che Sex is comedy di altra donna regista Catherine Breillat che ci mette due ore per il cinema nel cinema e girare la mise-en scène avanti la scena porno, ma è altro cinema-altra vita. E così Cara Veronica Lake, I married a witch, 1942 (c’est comme ça le titre? oh les beaux titres…), mais je l’ai vu seulement plus tard dans mon age des réalisateurs, c’est-à-dire pour René Clair… Cara Veronica Lake, maintenant je suis en train de t’écrire en Français E tu sei star americana.

Tu poi nostra Pia ostetrica speciale come tua madre lo era vera mi hai aiutato a partorire (in cinema non potendo io maschio), e poi quindi tu psicanalista e specialmente di giovani e bambini. E oggi io ho sentito a Radio3 Ovidio Le Metamorfosi puntata 25 – «Bellezza compulsiva» – mi dice al telefono Pia ma in realtà citando Cartier-Bresson e io ora citando a mia volta ho l’ansia di sbagliare nella mia tendenza a deformare. E vorrei avere qui da allegare ma non ho fotogramma da Piena di fiume il mio-nostro ’68 da Cronache del sentimento e del sogno dove lei Pia è la donna che soffre piange sorride è in primo piano l’intero film, 5 bobine 8 millimetri. Per me stante la mia vocazione al percepirsi in negativo farei comunque Infiniti Insufficienti invece.

Mi sono accinto al compito di parlare un poco di Pia, perdonate se ho scritto come ho scritto, stavolta mi rivolgo al lettore del Manifesto e non certo al produttore possibile di mio-nostro secondo film con Isabelle Huppert che non riesco a far avanzare – aiutatemi chiamatemi! Cara Veronica Lake maintenant je suis en train de t’écrire en Français mais en ce temps là que j’étais un fan de toi ma langue maternelle était le dialecte du Piémont… tout près du Français, j’ai appris à l’école l’Italien... – Perciò io scrivendo deformo lingua.