#No Mas Deuda («Non più Debito»), Fin al Lucro de la Educatiòn («Fine al lucro sull’educazione»). Questi slogan si leggevano poco tempo fa in una delle più oceaniche manifestazioni comparse negli ultimi anni sulle problematiche del debito.

A Santiago del Cile il 9 maggio scorso gli studenti sono scesi in strada in un numero imponente: 80mila nella capitale, e 250mila contando anche le manifestazioni in altre città, chiedendo la fine dell’indebitamento per la formazione superiore. E la prossima marcia nazionale è programmata per il 21 luglio.

I movimenti di studenti in Cile sono forti e radicali; nel biennio 2011-13, un po’ sulla scia delle primavere arabe, ebbero una vasta eco internazionale per la forza delle mobilitazioni, capaci di far retrocedere il governo Pinera e a far crollare verticalmente il consenso del Presidente. La loro influenza viene ritenuta uno dei fattori che ha riportato al potere la Coalizione di centro-sinistra della presidenza Bachelet, la quale ha promesso una riforma del sistema di educazione del Cile.

Il paese latinoamericano, con basso debito pubblico (21% sul Pil) e delle famiglie (anche se in crescita: 36% sul Pil, nel 2010 era il 26%), patria nel neoliberismo autoritario di Pinochet, possiede un sistema formativo fortemente incentrato sul ruolo delle istituzioni private a fronte di un cronico sottofinanziamento del pubblico, secondo la legge del 1981, ma i governi successivi dopo il ripristino della democrazia si sono ben guardati dal modificare in profondità tale assetto.
Anzi il sistema di mercantilizzazione viene confermato dalla Legge n. 20027 dell’11 giugno 2005, che sotto la presidenza Lagos istituisce il sistema del CAE (Crédito con Aval del Estado). Proprio ciò di cui gli studenti in piazza volevano l’abolizione.

Si tratta di una agevolazione al settore del credito privato tramite garanzie pubbliche per prestiti per l’accesso all’istruzione superiore, in specie le università private. Una partnership pubblico-privato che abbassa il rischio delle banche addossando alla colletività il costo dei rischi.

Le cifre sono allarmanti: secondo lo studio di Marco Kremerman dell’aprile 2016 circa 700mila studenti si sono indebitati col Cae, e contando altri programmi di finanziamento simili si sfonda il milione di giovani indebitati. Per un paese di 17,6 milioni di abitanti, di cui 2,8 milioni di età 20-29 anni è un dato pesantissimo. Negli ultimi 5 anni la cifra degli interessanti è triplicata. Del totale dei cileni che non riescono a far fronte ad un deibto e risultano morosi (corrispondenti a 3,9 milioni) il 22% sono ragazzi di 18-29 anni.

Si tratta di un’ipoteca significativa sul futuro; il tasso di disoccupazione giovanile viene calcolato del 19,9% per fascia 20-24 anni e 13,1% per quella fra 25-29 anni. Senza una crescita sostenuta una buona fetta di essi avrà serie difficoltà a pagare, trascinandosi tale peso per anni.

Gli studenti cileni quindi criticano le politiche del Governo attuale, che si limita a istituire delle borse di studio senza cambiare il sistema, il quale restando fortemente corporativista continua a macinare profitti per le università private (che chiaramente sgomitano nella estenuante discussione parlamentare su chi possa essere annoverato fra gli istituti beneficiari). A fronte della richiesta di annullamento dei debiti contratti in base al Cae il ministro ha risposto affermandone l’impossibilità. A ciò si è fatto osservare che il Governo ha condonato un debito in termini di multe e relativi interessi per evasione fiscale a diverse aziende, per circa 130 milioni di dollari. A quanto pare per qualcuno i soldi ci sono sempre.