Fiamme altissime che si lasciano dietro un paesaggio spettrale. Nell’estate di un Abruzzo funestato dai roghi, per la maggior parte dolosi, da sabato scorso è l’inferno sul Monte Morrone, nel massiccio della Majella, dove il fuoco ha distrutto oltre un centinaio di ettari di vegetazione. A valle, Sulmona (L’Aquila) è col fiato sospeso da giorni. A tratti una nube di fumo si è addensata sulla città, causando anche malori e problemi respiratori, e la cenere è caduta a pioggia posandosi a mo’ di coltre, ricoprendo case e macchine.

Escursionisti in fuga, paura, allerta per diverse abitazioni a rischio. Disastro che ha toccato anche il territorio di Pacentro (Aq), per primo interessato dalle fiamme che poi il vento hanno spinto sull’altro versante. «Una catastrofe – dice il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini -, ma ora l’importante è spegnere il fuoco che in molti punti è già sotto controllo. Abbiamo chiesto l’intervento dell’esercito, nonostante gli sforzi dei vigili del fuoco, della protezione civile e dei volontari. Si tratta di una ferita profonda, difficile da rimarginare».

Canadair ed elicotteri, alternandosi, stanno riversando sull’area che arde quantità d’acqua impressionanti: nei luoghi più impervi gli interventi possono essere infatti effettuati solo con i mezzi aerei.

«Un attacco a una delle montagne simbolo del Parco nazionale della Majella e alle politiche di conservazione finora attuate. Sono state interessate ampie fasce della riserva integrale – dice il direttore del Parco, Oremo Di Nino -. Danni gravissimi alla biodiversità del Parco, in una zona tra le più belle e di pregio. Danni che saranno visibili per anni».

Tutto questo mentre il sistema di videosorveglianza del Parco non è funzionante. L’impianto, del 2003, dovrebbe servire proprio per la supervisione ambientale, per l’avvistamento di incendi boschivi, controllo faunistico e ausilio all’attività antibracconaggio: di giorno telecamere per l’individuazione visiva di fumo e di fuochi anche di piccole dimensioni; di notte in azione «principalmente la sezione termica, in grado di rilevare tanto gli incendi quanto la presenza di fonti di calore prodotte da animali, persone e mezzi».

La Procura di Sulmona sull’accaduto ha aperto un’inchiesta; le forze dell’ordine sono al lavoro, a caccia dei piromani che si sono dati molto da fare anche di notte. Ieri il procuratore capo Giuseppe Bellelli ha compiuto un sopralluogo. «Stiamo cercando le tracce e gli elementi utili a ricostruire le cause di questo incendio – fa presente il magistrato – . Si tratta di reati gravi, come incendio boschivo doloso e forse anche il disastro ambientale, questo lo valuteremo. Di certo faremo quanto è nelle nostre possibilità per assicurare alla giustizia i responsabili».

Tanti gli inneschi ritrovati, sei quelli scoperti soltanto a Sulmona. «C’è un’azione preordinata, studiata, organizzata per ridurre in cenere il patrimonio più importante della regione – sostengono gli ambientalisti -, quello dei Parchi, nei quali, oltre alla preziosa flora e fauna, sono conservati pezzi della storia di una civiltà. In questo caso dall’eremo di Celestino V al Campo 78, al tempio di Ercole Curino». «L’Abruzzo – affermano il movimento Nuovo Senso Civico e la Stazione ornitologica abruzzese, che sulla questione hanno inviato esposti a diverse Procure – già lo scorso inverno ha dovuto patire le conseguenze disastrose della mancanza e della scarsa manutenzione di mezzi adeguati, con il triste tributo di vite. Siamo rimasti esterrefatti, poi, nei mesi scorsi, quando l’allora capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha stigmatizzato il fatto che la Regione Abruzzo, insieme ad altre cinque Regioni, è rimasta priva di un proprio supporto aereo per lo spegnimento di incendi. Ora siamo in affanno e l’emergenza è proprio il fuoco. Da un lato i criminali, dall’altro la mediocre organizzazione».

«Gravi i ritardi i con i quali sono iniziate le operazioni e sicuramente sottostimata la portata dell’evento – attacca invece Sinistra italiana – . Nel caso specifico ci chiediamo come sia possibile che per un’area parco, quale quella colpita, non sia stata attivata nessuna forma di prevenzione, monitoraggio e vigilanza. Grave la responsabilità della Regione Abruzzo che, pur sollecitata per tempo, non ha adottato alcun provvedimento ed altrettanto grave la responsabilità dei vertici del Parco Majella». Polemiche aperte anche per la soppressione della Forestale che, in Abruzzo, ribattezzata regione verde d’Europa, ha sempre rappresentato uno zoccolo duro in materia di tutela del patrimonio naturalistico, compresa la lotta agli incendi.