Prairie Johnson è una ragazza bionda tornata misteriosamente nel suo mondo dopo che altrettanto misteriosamente era scomparsa nel nulla. Lei non si fa più chiamare Prairie ma The OA, The Original Angel, colei che morta più volte è tornata sulla Terra in cerca del suo vero padre russo e che, in questo disperato inseguimento, finisce nelle mani di un aguzzino, prigioniera per sette anni, fino al giorno in cui riesce a liberarsi.

La storia  non finisce qua, anzi questo è solo l’inizio di un percorso avventuroso, diviso tra il fantasy, il thriller e il realismo, più esistenziale che sociale, creato da Zal Batmanglij e Brit Marling, che della nuova serie targata Netflix (otto episodi e probabilmente una seconda stagione alle porte) è anche la protagonista principale nel ruolo di Prairie.

The OA non dovrebbe replicare i fasti di Stranger Things, meno sofisticata per chi la osserva con occhio cinematografico, non fa appello all’archivio di immagini che sono nella nostra memoria dagli anni Ottanta in poi. E non è stata nemmeno concepita per attraversare diverse generazioni di spettatori, troppo cruda sin dall’inizio quando si comprende che intorno all’Angelo Originale si raduneranno cinque personaggi emarginati con problemi più o meno gravi, di fatto non pensati per un pubblico meno adulto.

Eppure The OA contiene numerosi elementi di interesse, a partire dall’idea di angelo. Come detto, Prairie dopo numerose avventure che l’hanno portata a morire e a risorgere, a perdere la vista, a essere orfana, si ritrova negli Stati Uniti adottata da una coppia di genitori anziani che con una borsa di soldi erano pronti a prendersi un neonato e che, invece, si inteneriscono per questa ragazzina cieca. Nel suo ritorno alla vita, Prairie comunica con un’entità di un’altra dimensione e inizia a maturare l’idea che il suo vero padre sia da qualche parte. Nel cercarlo cade nella trappola di un altro uomo. E nella lunga prigionia, insieme a quattro compagni di sventura, subisce abusi di ogni tipo: l’uomo sarebbe uno scienziato che cerca la verità sulla fine della vita. E per mettere in pratica questo studio compie esperimenti su soggetti che hanno fatto l’esperienza della morte.

Riuscita a sfuggire, Prairie ha un solo compito, tornare indietro, come un angelo protettore, per liberare i suoi compagni. Per farlo, però, ha bisogno dell’aiuto di altri amici che trova tra i cittadini della piccola località dove è tornata forzatamente a vivere.

È proprio in questo nuovo gruppo che risiede l’aspetto narrativo più interessante. L’angelo per proteggere condivide una storia, produce movimenti, insegna gesti. Gli altri, a loro volta, oltre a essere in grado di agire sono disposti anche e soprattutto ad ascoltare un racconto, a sentire la parola altrui. E in un periodo nel quale l’alternativa è tra coloro che uccidono più persone nel minor tempo possibile e istituzioni che contrattaccano con la sottrazione dei più comuni diritti, la disposizione all’ascolto non pare un cosa di poco conto.L’inf