La parola “sfruttamento” è destinata ad arricchirsi con nuove categorie sociali. Oltre ai minori, agli immigrati, alle prostitute, ai precari, al lavoro nero e a quello sottopagato c’è anche “l’operatore a costo zero”, che in sanità pubblica ha la retribuzione non solo congelata ma decurtata dai tagli lineari e che, a causa del blocco del turn over, lavora gratis anche per chi non c’è .

Per questo trovo sorprendente che in una tale situazione depressiva, gli infermieri scatenino addirittura una guerra contro i medici con l’obiettivo dichiarato di poter svolgere alcune delle loro competenze gratis. La proposta, attenzione, non è così strampalata come sembra. Da anni gli infermieri inseguono una sorta di riscatto sociale e da anni invocano la prassi dell’Europa, diritti negati, leggi disattese. Per comprenderli, qualcuno consiglia di abbandonare le logiche sindacali e adottare quelle psico-sociologiche del prestigio sociale, dello status (che i medici malevoli, traducono con l’espressione “invidia professionale”).

In questo caso, se si trattasse di prestigio sociale, la retribuzione per le competenze aggiuntive sarebbe quella che una volta si chiamava “onorario” ma nel suo significato più antico cioè “l’onore” quale compenso per aver svolto qualcosa di importante per la comunità. Ma un infermiere pagato dalle Regioni con la “corona di alloro” altro non sarebbe se non un infermiere “doppio zero”, cioè un operatore che a causa della crisi è a costo zero come gli altri pubblici dipendenti e che in nome dell’onore chiede, a costo zero, di poter svolgere altre competenze. “Doppio zero”, come la farina per fare il pane.

Che i medici e gli infermieri siano come i separati in casa questo lo sappiamo da quando gli infermieri hanno tagliato il cordone ombelicale dell’ausiliarietà. Che, da allora, gli infermieri soffrano di una condizione di ambiguità cioè essere sulla carta dei dottori ma non dei medici pur continuando a svolgere le mansioni di sempre, è arcinoto. Proprio per questo che senso ha “l’infermiere doppio zero” che dichiara guerra ad altri operatori, in un momento in cui il lavoro in sanità è sotto attacco? Che senso ha prestarsi ad essere spudoratamente strumentalizzati dalle Regioni che offrono loro “corone di alloro” per risparmiare sul costo dei medici? Ma non è meglio dire alle Regioni che così proprio non va e discutere con i medici di come aggiustare le cose? Mi si risponderà che i medici sono tutto il male del mondo, ma intanto bisognerebbe invitarli ad un tavolo libero da accordi avvelenati dal pregiudizio contro di loro e provare a coinvolgerli in una proposta condivisa di cambiamento. Anche i medici sono operatori a costo zero e non se la passano per niente bene.

Ma c’è una proposta di riforma? Per la massa degli infermieri il progetto di emancipazione professionale formalizzato negli anni ’90, mancando un vera proposta di riforma del lavoro, è andato storto e non solo “per colpa” dei medici conservatori. La parte nuova della professione ha riguardato solo una élite di infermieri. Se ciò è vero, data la micragna dei tempi, mi sembrerebbe più sensato definire una strategia per sviluppare tutta la professione. Questa volta in una logica di coevoluzione con gli altri facendo attenzione non solo alle necessità della specialistica, ma anche a quelli della poliprofessionalità e quindi del team.

Il punto debole della “guerra delle competenze” è l’inseguimento di uno specialismo di ruolo che accentuerebbe i conflitti con altre professioni, per giunta escludendo la maggior parte della categoria lasciandola nella condizione cronica del “tappabuchi”. Una sorta di parente nobile che nasconde con il suo specialismo le magagne di una categoria che quasi ovunque non sa a chi dare il resto. Cosa ben diversa sarebbe affrontare la questione delle “competenze avanzate” a partire dalle contraddizioni che affliggono la massa degli infermieri.

In una situazione dove il lavoro in sanità è al centro di un attacco senza precedenti, “l’infermiere doppio zero”, rischia di rivelarsi semplicemente come l’operatore più a buon mercato, più sfruttabile. La legge di stabilità attraverso i tagli sta attuando il progetto di definanziamento. Nel 2017 la spesa sanitaria dovrà calare di un punto rispetto al Pil. Le condizioni di lavoro per medici e infermieri sono all’estremo del sopportabile. Mi chiedo cui prodest “onorare” gli infermieri in una guerra senza onore e senza vincitori?