In tutta la Francia, si sono aperti ieri gli “stati generali della migrazione”, organizzati da 470 associazioni che si occupano di migranti e rifugiati. L’idea era venuta nel novembre scorso, quando le principali organizzazioni umanitarie hanno sbattuto la porta del ministero degli Interni, sordo alle richieste delle associazioni.

L’obiettivo è aprire in Francia un ampio dibattito e anche mettere in luce le divisioni che stanno emergendo su questo tema all’interno della maggioranza del partito di Macron, République En Marche, dove un’ala rifiuta la “linea dura”. Queste organizzazioni si sono anche rivolte al Difensore dei diritti, Jacques Toubon, per chiedere un intervento e bloccare l’applicazione dell’ultima circolare del ministro degli Interni, l’ex socialista Gérard Collomb: istituisce delle “brigate mobili” con il compito di controllare nome e situazione delle persone ospitate negli alberghi sociali dalle organizzazioni umanitarie. L’accoglienza viene cosi’ sviata dal suo scopo iniziale e utilizzata come strumento per controllare i flussi migratori. Questa circolare del 12 dicembre fa seguito a un’altra, inviata il 20 novembre scorso ai Prefetti, a cui veniva chiesto un giro di vite sui respingimenti dei migranti a cui era stato rifiutato il diritto d’asilo.

Il governo prepara una nuova legge sull’immigrazione e l’asilo per la prima metà del prossimo anno. Quel poco che è filtrato sta preoccupando le associazioni umanitarie. L’en même temps di Macron sul fronte dei rifugiati funziona così: la Francia sta accogliendo (con il contagocce) delle persone che arrivano direttamente da alcuni paesi africani e che hanno ottenuto l’asilo, mentre per chi è entrato clandestinamente e poi non ha avuto risposta positiva alla richiesta di asilo viene usata la mano di ferro. In altri termini, l’intenzione è dividere tra “buoni” e “cattivi” rifugiati, per liberarsi dei secondi, accogliendo meglio i primi. Si parla di raddoppio del periodo di ritenzione amministrativa (da 45 a 90 giorni), di “paesi terzi sicuri” dove potranno venire rimandati dei rifugiati rifiutati, di dimezzamento dei tempi (da un mese a 15 giorni) per presentare un ricorso in caso di rifiuto della domanda d’asilo. Domenica c’è stata una marcia al Col de l’Echelle, vicino a Briançon, per denunciare la tragedia dei migranti che cercano di passare a piedi dall’Italia alla Francia, oltrepassando montagne piene di neve.

Nel 2016, la Francia ha ricevuto  85.244 domande d’asilo, in aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente. Un po’ più di 20mila vengono accettate ogni anno, con una media un po’ inferiore al 30%. La principale nazionalità tra i richiedenti asilo è l’Albania (seguita da Afghanistan, Sudan e Siria) e il governo fa valere che questo paese è ormai “sicuro”. Sono i siriani che hanno maggiori possibilità di ricevere una risposta positiva. Macron aveva promesso, per la fine di quest’anno, che non ci sarebbe più stato nessuno a dormire in strada. I sindaci di alcune grandi città, tra cui Martine Aubry a Lille e Alain Juppé a Bordeaux, hanno denunciato la carenza di finanziamenti pubblici per prendersi cura dei migranti. Le associazioni temono che le intrusioni delle “brigate mobili” spingano sempre più migranti a vivere in strada, per paura delle denunce.  Contemporaneamente, è la polizia ad agire, distruggendo sistematicamente gli accampamenti di fortuna, a Parigi come a Calais. Ma per la destra non basta: ieri, i Républicains hanno chiesto la fine dell’Ame, l’accesso gratuito alla sanità per i migranti.