L’indifferenza, con un’astensione che ha sfiorato il 40%, più accentuata a sinistra che a destra (con un ”differenziale” intorno al 10%) unita a un’esplosione di collera che ha regalato al Fronte nazionale un successo storico e la possibilità di governare varie città di media dimensione dal nord al sud, hanno sancito al primo turno delle elezioni nei 36mila comuni di Francia la sconfitta politica di Hollande. E l’ombra si allunga sulla prossima scadenza elettorale, le europee del 25 maggio, dove la forte delusione nei confronti delle scelte governative si rafforzerà con il rigetto dell’austerità europea e persino dell’euro. L’Eliseo è rimasto silenzioso, ma dovrà reagire: un rimpasto e anche un nuovo primo ministro non sembrano pero’ all’altezza della situazione. Ma Hollande è oggettivamente paralizzato, con l’ultima svolta social-liberista – il Patto di responsabilità, concentrato sugli sgravi di contributi al padronato – in corso di attuazione e già clamorosamente bocciato dai cittadini. A due anni dall’arrivo di Hollande all’Eliseo, la sinistra è ormai minoranza in Francia: non arriva al 43% (con il Front de Gauche), mentre destra ed estrema destra assieme superano il 55%.

La destra Ump, malgrado gli scandali degli ultimi mesi, se la cava. I socialisti, salvo una grossa sorpresa, potranno ancora far finta di aver salvato la faccia non perdendo Parigi domenica prossima, ma la disfatta di Marsiglia – il Ps, che aveva coltivato la speranza di prendere la città alla destra, arriva addirittura in terza posizione, dietro il Fn – rivela nella seconda città di Francia l’ampiezza del terremoto. Nessun sindaco socialista di una grande città è stato rieletto al primo turno: Gérard Collomb a Lione, Martine Aubry a Lille, François Rebsamen a Digione saranno molto probabilmente rieletti, ma passando per il ballottaggio, a differenza del passato. A Nantes, la città dove l’attuale primo ministro è stato a lungo sindaco eletto al primo turno, ci sarà un ballottaggio per la delfina di Ayrault. Il Ps è in difficoltà a Amiens, Reims, Angers, Saint-Etienne, Bésançon, Quimper, Metz, Caen, Brest, è a rischio a Strasburgo e persino a Tolosa. Ha perso Niort, dove la sinistra era al potere da sessant’anni. A Florange, cittadina finora a guida socialista nel bacino minerario della Mosella a cui Hollande ha intitolato una legge che doveva difendere gli operai dalle delocalizzazioni, è arrivato ampiamente in testa un indipendente di destra. Il Ps limita la frana solo nelle terre cattoliche dell’ovest. L’analisi della portavoce del governo, Najat Vallaud-Belkacem sull’ “impazienza della gente” appare derisoria.

Sull’altro fronte, l’Ump ha già rieletto trionfalmente al primo turno Alain Juppé a Bordeaux (che avanza cosi’ una pedina fondamentale per la candidatura all’Eliseo nel 2017). Riconfermati gli ex ministri Wauquiez, Bertrand e Baroin, oltre al presidente del partito, Jean-François Copé rieletto a Maux. La collera unita alla paura ha portato alla vittoria fin dal primo turno un esponente del Fronte nazionale, Steve Briois a Hénin-Beaumont, cittadina del Pas-de-Calais deindustrializzato che Marine Le Pen aveva scelto come laboratorio. E’ la prima volta che succede. E il Fronte nazionale è arrivato in testa in 17 comuni di più di 10mila abitanti: a Fréjus, Perpignan, Forbach, ma persino ad Avignone domenica prossima potrebbe eleggere il sindaco. Ad Avignone, il direttore del Festival, Olivier Py, ha già minacciato che “se il Fronte nazionale vince, il Festival dovrà andarsene”, perché sarà impossibile far vivere una manifestazione che difende l’apertura verso l’altro in una città che si chiude e che esclude. A Bézier sarà sindaco domenica prossima Robert Ménard, ex presidente di Repoters sans frontières, sostenuto fortemente dal Fn.

Gli alleati tradizionali del Ps non hanno la forza per contrastare l’offensiva della destra. La strategia delle alleanze variabili salva i Verdi – si sono presentati o da soli, o con il Ps o con il Fronte de Gauche – a Parigi possono rivendicare maggior peso e soprattutto a Grenoble arrivano in testa e possono eleggere il sindaco, succedendo a 25 anni di guida socialista. Il Front de Gauche chiude il primo turno con un risultato mediocre se calcolato a livello nazionale, anche se supera il 10% in 308 comuni. Visto il relativo successo delle liste assieme ai Verdi, Jean-Luc Mélenchon afferma che “un’altra maggioranza è possibile a sinistra” (ma gli écolo sono scettici, visto che hanno due ministri nel governo Ayrault e hanno negoziato un accordo con il Ps per il secondo turno a Parigi). Il Pcf resiste in alcuni bastioni della periferia parigina, dovrebbe conservare Saint-Denis, ma è a rischio a Bobigny, che potrebbe passare a destra.

Il 30 marzo, grazie a più di 400 tra triangolari, quadrangolari e persino pentangolari (si possono mantenere le liste che hanno superato il 10% dei voti) i socialisti potranno limitare un po’ i danni. Ma la Francia sotterra con queste comunali il “fronte repubblicano”: il Ps vorrebbe resuscitarlo e ha promesso la desistenza a favore della destra repubblicana in qualche comune per evitare la vittoria del Fn, ma l’Ump ormai rifiuta apertamente questa strategia (e a livello locale potrebbero esserci al contrario aperture all’estrema destra). Marine Le Pen si rallegra per la fine del bipolarismo e fa irruzione con la terza forza politica del paese, creando una situazione inedita destinata a insediarsi durevolmente nel panorama francese, dopo quarant’anni di progressivo accerchiamento dei centri di potere. Nel 2002, Jean-Marie Le Pen aveva escluso il socialista Lionel Jospin dal secondo turno della presidenziale, nel 2014 la figlia Marine ha messo durevolmente il Fronte nazionale nel cuore dell’arena politica, seducendo prima le classi popolari deluse dalla sinistra e ora puntando alle classi medie che temono il declassamento.