Il governo indiano ha annunciato di aver annullato il contratto per l’acquisto di 12 elicotteri di Agusta Westland (gruppo Finmeccanica) per un valore di 560 milioni di euro, ma ha accettato il ricorso all’arbitrato internazionale per risolvere il contenzioso. La vicenda riguarda una commessa finita al centro delle indagine della magistratura italiana che avevano portato all’arresto con l’accusa di corruzione dell’ex amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi e e dell’ad di Agusta Bruno Spagnolini (in attesa del processo). A questo punto l’affare che coinvolge uno dei maggiori gruppi industriali italiani impegnato nel commercio anche di forniture militari è sul punto di saltare. Agusta però considera la decisione delle autorità indiane non del tutto negativa. Il ricorso all’arbitrato infatti potrebbe riaprire in extremis una partita che sembrava del tutto persa.
I rapporti tra Italia e India sono già messi a dura prova dalla questione dei due marò accusati di avere ucciso due pescatori. I militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno appena incassato l’accorata vicinanza del capo dello stato Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno e hanno passato la sera dell’ultimo sulla terrazza dell’ambasciata italiana a Nuova Delhi tra botti e brindisi insieme alle compagne, ad amici e parenti. Hanno ricevuto in dono alcune magliette del Milan hanno guardato il video-messaggio commosso dell’equipaggio della portaerei Cavour. Per le autorità italiane sono degli eroi. Per gli indiani sono due persone imputate per omicidio.
Due punti di vista opposti. Proprio come nel caso degli elicotteri Augusta. Qui però ad agire per prima è stata la magistratura italiana. Secondo il pm Eugenio Fusco, per ottenere quella commessa vinta nel 2010 l’azienda italiana avrebbe pagato tangenti per 51 milioni di euro grazie a degli intermediari e con l’assenso dei dirigenti di Agusta e Finmeccanica. Al momento sono stati consegnati e sono già in servizio 3 elicotteri Aw 101, altri tre sono pronti alla consegna, mentre 6 sono ancora in lavorazione. Le autorità indiane già nel febbraio scorso avevano però deciso di sospendere i pagamenti. Il 20 novembre Agusta aveva nominato un suo arbitro, l’ex giudice della corte suprema e ex presidente dell’Alta Corte dello stato del Kerala B.N. Srikrishna. Ieri anche il governo indiano ha deciso di nominare come arbitro per la sua parte l’ex giudice della corte suprema B.P. Jeevan Reddy. La decisione è arrivata dopo un vertice tra il ministro della difesa indiano A.K. Antony e il primo ministro Mohamad Sing. “Il governo dell’India – si legge nel comunicato delle autorità indiane – ha cancellato con effetto immediato l’accordo firmato con Agusta Westland International (Awil) per la fornitura di 12 elicotteri. Suffragato dall’opinione ricevuta dalla Procura generale dell’India il governo ha espresso che le questioni legate all’integrità delle parti non siano soggette ad arbitrato. Comunque Awil ha a suo tempo spinto per un arbitrato e designato un arbitro. Il ministero della difesa ha nominato un suo arbitro di parte”.
Per il sistema Italia nel suo complesso si tratta di una figuraccia che se possibile diventa ancora più imbarazzante dopo le grottesche dichiarazione rilasciate ieri da alcuni parlamentari. L’affare milionario degli elicotteri serve solo da pretesto per una lite tra i centristi Gianfranco Librandi (Scelta Civica) e Aldo Di Biagio del gruppo “Per l’Italia” ex Scelta Civica. Il primo chiede le dimissioni del ministro della difesa Mario Mauro: “Invece di andare in giro a spender soldi e far campagna elettorale pro domo sua avrebbe fatto bene a occuparsi di questa vicenda”. Il secondo difende il ministro ricordando che tutto risale al governo Monti. Daniela Santanché invece se la prende con la spettacolarizzazione delle inchieste della magistratura che provocano danni al paese e coglie l’occasione per invocare la riforma della giustizia.