Protestano l’estrema destra israeliana e condanne arrivano dai movimenti islamici Hamas e Jihad e dalla sinistra palestinese. Ha sollevato un polverone il faccia a faccia di martedì sera tra il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, e Benny Gantz, avvenuto a casa del ministro della difesa israeliano, a Rosh Ha’ayn. I due si erano già incontrati a Ramallah il 30 agosto ma quello di due giorni fa è stato il primo colloquio in Israele da dieci anni a questa parte tra il leader dell’Anp e un rappresentante di primo piano del governo israeliano. Proteste che sono la classica tempesta in un bicchiere. Perché dai colloqui non è scaturita alcuna decisione che porterà a una situazione diversa da quella attuale sul terreno.

L’unico punto di rilievo emerso dai colloqui tra Gantz e Abu Mazen è stato rimarcato dallo stesso ministro della difesa israeliano, su Twitter. «Ho incontrato il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Abbiamo discusso dell’attuazione di misure economiche e civili e dell’importanza di rafforzare il nostro coordinamento in materia di sicurezza e prevenire terrorismo e violenza per il benessere tanto degli israeliani quanto dei palestinesi», ha scritto Gantz. Parole che indicano il rilancio del coordinamento di sicurezza tra i servizi segreti israeliani e l’intelligence dell’Anp. Non era mai cessato in verità ma le due parti, non solo Israele, sentono di doverlo rafforzare dopo le «incomprensioni» durante gli anni di Benyamin Netanyahu alla guida di Israele.

Le ragioni sono evidenti. L’aggressività dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania – ben nota a tutti, incluso lo stesso ministro Gantz – ha creato una tensione tanto alta al punto da poter provocare una esplosione in tempi stretti. Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth citando una fonte militare ha riferito che «l’incontro è avvenuto con l’obiettivo di prevenire lo scoppio di un’Intifada». Israele vuole che l’Anp intervenga al posto dei suoi soldati per indagare, arrestare e fermare i palestinesi intenzionati a resistere all’occupazione e ai coloni, anche con le armi. Nelle scorse settimane un colono israeliano è stato ucciso dal fuoco di una cellula del Jihad islami. Abu Mazen ha assicurato che sino a quando resterà presidente l’Anp farà di tutto per «prevenire la violenza».

Durante il colloquio, durato circa due ore e mezzo, Gantz ha detto ad Abu Mazen che l’impegno dell’Anp sul piano della sicurezza sarà ricompensato con «misure di rafforzamento della fiducia nelle aree civili e dell’economia». L’ufficio del ministro della difesa ha quindi annunciato l’attuazione di un sistema per la riscossione delle tasse dai palestinesi ai valichi di frontiera, in modo che raggiungano subito le casse dell’Anp notoriamente vuote per il netto calo degli aiuti finanziari dei paesi donatori. Israele consegnerà in anticipo 100 milioni di shekel, circa 30 milioni di dollari, su quanto raccoglie alle dogane per conto dell’Anp. Approverà il ricongiungimento familiare per 6.000 palestinesi in Cisgiordania privi di residenza e altri 3.500 di Gaza. Concederà documenti Vip ai funzionari dell’Anp, che facilitano il transito ai valichi e ai checkpoint israeliani, e permessi a 600 uomini d’affari palestinesi per entrare nello Stato ebraico. Saranno concessi anche visti di lavoro in Israele ad altri 20mila manovali della Cisgiordania.

Ma il coordinamento di sicurezza è fondamentale anche per Abu Mazen, come conferma la presenza al faccia a faccia dell’altra sera di Majd Faraj, il capo dell’intelligence palestinese. L’Anp gode di scarso consenso ed è costante la crescita di popolarità di Hamas. Gantz, sussurrano a Ramallah, avrebbe assicurato che Israele non permetterà il crollo dell’Anp e che Hamas abbia il sopravvento in Cisgiordania.

Poche ore dopo il meeting a Rosh Ha’ayn sono tornate a farsi incandescenti le linee di demarcazione tra Gaza e Israele. Secondo quanto ha comunicato il portavoce militare, un manovale israeliano che lavorava in un punto del Muro ultimato di recente da Israele intorno a Gaza, è stato ferito (in modo non grave) dagli spari di un palestinese. In risposta i carri armati israeliani hanno aperto il fuoco verso quelle che l’esercito ha descritto come postazioni di Hamas, facendo almeno tre feriti.